Airbnb a Rimini, da 50 a 1.185 case in sei anni. Il Comune: «Evasione fiscale, la Regione ci aiuti»

Rimini

Col ritorno della bella stagione, riesplode il fenomeno degli affitti brevi. Seconde e terze case - una volta destinate alla locazione a lungo termine - che, da qualche anno, sono finite sul mercato estivo, diventando una sostanziosa fonte di reddito supplementare per i proprietari. E i numeri parlano chiaro, come dimostra l’indagine condotta dagli uffici tecnici comunali. Là dove si leggono «50 appartamenti “turistici” nel 2017, saliti a 500 nel 2019 e schizzati a 1.185 nel 2023». «Un trend in continua espansione attraverso la piattaforma Airbnb – commenta Palazzo Garampi -, che, assieme al giro di affari e all’indotto turistico, vedono aumentare anche le difficoltà di lavoratori, studenti e famiglie nel trovare case in affitto tutto l’anno».

Nessuna crisi

Una crescita, per questo particolare settore delle vacanze, che, come evidenzia la stessa amministrazione comunale, «non conosce crisi». Al punto da far lievitare anche gli introiti per il Comune. «La crescita degli affitti a breve termine – conferma Palazzo Garampi - ha prodotto, nel 2019, introiti derivanti dalla tassa di soggiorno di 119.000 euro, di cui 97.000 euro riversati da Airbnb con tariffa della tassa di soggiorno di 0,70 euro per pernottamento e 4% sul costo della camera per gli affitti su Airbnb. Che nel 2023 sono saliti a 247.000 euro, di cui 168.500 euro riversati da Airbnb con la tariffa della tassa di soggiorno aumentata dal 1° gennaio 2023 a 1,50 euro per pernottamento e 4% sul costo della camera per gli affitti su Airbnb».

Gli interventi

Cosa fare allora? Come arginare un mercato che sta mettendo in crisi lo stesso tessuto sociale del capoluogo, spogliato di case in affitto da destinare a famiglie e lavoratori forestieri? Sottolinea l’assessore alle attività produttive, Juri Magrini: «La logica perseguita dall’amministrazione comunale è quella di regolamentare il settore attraverso un insieme di misure pubbliche e private che abbiano lo scopo di immettere sul mercato nuovi alloggi tradizionali e di arginare, per quanto possibile, gli effetti distorsivi degli alloggi turistici che tolgono disponibilità e spazi per le famiglie. Una dinamica questa riscontrata, tra l’altro, in tutte le città d’Italia, d’Europa e del mondo a forte attrattività turistica». Ma quali sono questi interventi? Quali le misure economiche adottate? Spiega Magrini: «Come Comune abbiamo aumentato, anche per quest’anno, l’aliquota dell’imposta di soggiorno per le locazioni a breve termine, con un ulteriore scatto dal 4% al 5% del corrispettivo, e con un innalzamento della tariffa da 0,70-1 a 1,50 e fino a 2 euro per i pernottamenti effettuati in unità abitative come B&B, case per ferie, appartamenti vacanze».

Il beneficio fiscale

Misura evidentemente non sufficienti ad arginare un fenomeno sempre più in crescita. Osserva, allora, Magrini: «Col pacchetto “Casa Rimini” puntiamo a riaprire le “porte” agli affitti familiari attraverso una serie di agevolazioni e garanzie per i proprietari che scelgano la strada degli affitti lunghi. Ma serve una stretta coraggiosa. Per questo chiediamo al governo di limitare le agevolazioni fiscali della cedolare secca, restringendole da tre a un solo appartamento da affittare in regime privatistico, riallineando, così, il beneficio fiscale all’effettiva capacità contributiva». Quindi la chiosa: «La Regione, poi, dovrebbe aggiornare la legge sul codice identificativo che viene assegnato alle strutture ricettive e agli immobili destinati a locazione breve. Un meccanismo utile per il recupero dell’evasione dell’imposta di soggiorno e dell’Irpef».

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