Affitti brevi, self check-in vietato e illegale ma in Romagna uno su tre ce l’ha

BOLOGNA. A livello nazionale, sulla base dei dati di otto grandi città italiane, su 7.500 appartamenti in affitto breve presenti su Airbnb il 41,5% risultava avere “il self check-in, “meccanismo vietato e illegale”, come unica modalità di accoglienza, anche se il cliente non ha contatti diretti con l’affittuario (e generalmente gli viene fornito un codice da digitare in una tastiera, all’ingresso del condominio). Lo segnalano Fondazione Isscon e Federconsumatori Emilia-Romagna, precisando che su 7.794 strutture monitorate ben 2.802, il 36%, registrano lo stesso self check-in. A Bologna (centro storico), su 925 strutture, 436 (47%) sono dotate di self check-in, mentre nei quartieri esterni i valori segnano 499 e 196 (39%). Ricordando che il ministero dell’Interno è intervenuto anche a novembre, con una circolare che chiarisce come occorra verificare l’identità degli ospiti tramite verifica de visu della corrispondenza tra persone alloggiate e documenti forniti, comunicando i dati in Questura, Federconsumatori allarga il quadro anche alle altre città della regione. A Ferrara e provincia, su 957 strutture 308 (32%) sono dotate di self check-in, a Forlì-Cesena 899 e 256 (28%), a Modena 981 e 404 (41%), a Parma 959 e 417 (43%), a Piacenza 186 e 58 (31%), a Ravenna 919 e 268 (29%), a Reggio Emilia 501 e 133 (27%), a Rimini 968 e 326 (34%).