«A Rimini ben 1.400 posti a scuola assegnati a insegnanti precari»

Rimini

Un anno scolastico in salita. Il 34% delle cattedre è occupato da precari come un terzo dei posti destinati al personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Quanto ai collaboratori (i bidelli di un tempo, ndr) due terzi delle scuole si sono visti ridurre il personale mentre il sostegno resta una coperta sempre troppo corta.

Questa, in sintesi, l’analisi della Flc Cgil tracciata dalla segretaria generale, Simonetta Ascarelli. Che spiega: «Le cattedre sono state assegnate con due procedure di nomina, la prima il 7 e la seconda il 13 settembre assegnando 1.334 contratti a tempo determinato compresi gli spezzoni orari. Una cifra che, sommata ai 66 ruoli, porta a circa 1.400 posti, con un accantonamento di 75 unità per i futuri vincitori dei concorsi Pnrr (piano nazionale ripresa e resilienza). Concorso, non ancora concluso, su cui il ministero si è dato il termine del 10 dicembre per la pubblicazione delle graduatorie (che vedrà perdere il posto agli attuali supplenti) e l’immissione in ruolo». Una data, questa, che comporta una prima criticità. Il motivo? «I ragazzi cambieranno gli insegnanti alla fine del trimestre, a un passo dalle pagelle, o agli sgoccioli del quadrimestre. Da qui il prevedibile caos».

Ascarelli, diamo uno sguardo ai numeri del personale docente?

«Parliamo di circa 4.100 posti, di cui 3.949 sull’organico di diritto (302 alla scuola dell’infanzia, 1.014 alla primaria, 22 di motoria alla primaria, 670 alle medie e 1.320 alle superiori e i restanti sul sostegno) mentre le deroghe sul sostegno non sono terminate. Ciò che è evidente è che con 1.400 supplenze un terzo delle cattedre risultano occupate da precari. Tornando al sostegno, sono stati assegnati 74 contratti a tempo determinato all’infanzia, inclusi gli spezzoni orari, 330 alla primaria e 172 alle medie e alle superiori 167: in totale sono 743 docenti. A Rimini, ad aprile scorso, il numero degli allievi con disabilità era di 1.825 ma è chiaro che da allora sono arrivate nuove certificazioni. Servirà, quindi, diverso tempo per andare a regime e reclutare tutto il personale necessario. Intanto, alcuni precari storici, per un sovrapporsi di situazioni, non si sono visti confermare le cattedre, mentre altri a un soffio dal ruolo lo vedono sfumare. Nessuno ce l’ha con i concorsi, beninteso, ma quest’anno si sono concentrate tutte le procedure nell’estate anziché concluderle nella stagione invernale. Risultato? A penare sono persone mature, spesso con famiglia e mutuo sulle spalle. Se infine confrontiamo i dati con quelli del 2023, per il sostegno sono in linea con lo scorso anno, mentre per i docenti delle altre materie, come detto, si notano meno contratti a tempo indeterminato».

Infuriano le polemiche sulle nomine a distanza oltre che sull’uso dell’algoritmo, cosa ne pensa?

«È anacronistico pensare di tornare alle nomine in presenza che impegnano almeno per una settimana un intero ufficio scolastico, già depauperato di risorse, costringendo a ore di attesa migliaia di aspiranti a una cattedra. Il punto da mettere a fuoco, piuttosto, è che la tecnologia deve andare a servizio degli uomini e non viceversa. Siamo giunti ormai al paradosso che il ministero arriva talmente a ridosso delle convocazioni che non può fornire né l’elenco delle cattedre disponibili né tanto meno delle riserve che possono scattare su ogni graduatoria. A mio avviso, dunque, sarebbe bene riorganizzare in presenza l’assegnazione degli spezzoni orari che costituiscono un numero ridotto di posti. Ma c’è anche un’altra questione che oltre al danno ha comportato la beffa».

Ovvero?

«La presa di servizio a scuola, per i precari, andava fatta entro le ore 10 del 10 settembre. Peccato che le nomine siano avvenute venerdì 7 per cui solo alcuni sono riusciti a catapultarsi nel nuovo istituto, mentre altri si sono presentati l’indomani, il sabato, trovando però molte scuole chiuse. Non è mancato qualche istituto che ha invitato tutti a tornare lunedì, il 10. In breve si è scatenata una gran confusione e alla fine molti docenti, tra i ritardi delle nomine e gli altri intoppi, hanno perso dieci giorni di stipendio».

È andata meglio per il personale non docente?

«In realtà no. In provincia di Rimini c’erano 38 posti da Dsga (direttore Servizi generali e amministrativi) su 39 istituzioni scolastiche, di cui 15 sono stati coperti di recente mentre nove restano ancora vacanti. Tradotto? Alla prima campanella nove scuole saranno prive di una figura fondamentale per operazioni vitali come: acquisti e liquidazione dei compensi e delle fatture. Come se non bastasse il direttore è preposto a organizzare il lavoro del personale Ata, come ad esempio quello dei collaboratori scolastici. Altro nodo? Molte scuole hanno o il dirigente o il dsga, non entrambi, visto l’arrivo di reggenti al posto dei dirigenti. Quanto all’organico di diritto degli Ata, comprende 1.017 posti di cui 680 ai collaboratori (bidelli, ndr), 53 assistenti tecnici e 246 amministrativi. L’organico di fatto è invece diminuito rispetto al 2023 (da 120 a 101 unità) quindi i due terzi delle scuole si sono visti ridurre il personale. Un paradosso ministeriale, questo, visto che le scuole prolungano l’orario al pomeriggio per aumentare l’offerta formativa. Ricapitolando, sono stati coperti 410 posti per gli Ata e 15 per i Dsga, con un terzo dei posti occupati da precari che devono conoscere ex novo ma a menadito, da qui l’impasse, la scuola che sono tenuti a vigilare».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui