Rimini. Vaccini, poche richeste dal personale scolastico

Rimini

Gli insegnanti non si vaccinano, lasciando invecchiare in frigorifero le dosi di Astrazeneca. A denunciare la diserzione di maestri, professori, bidelli e della maggior parte del personale scolastico in genere è il vice presidente dell’Ordine dei medici Franco Mandolesi, lui stesso medico di medicina generale e dunque addetto alla vaccinazione dei riminesi operanti nel mondo della scuola. «Io ho ricevuto 15 prenotazioni su 1.500 assistiti - riferisce il medico - anche considerando le quarantene e chi è in attesa degli esiti dei tamponi, mi sembrano molto poche». Mandolesi sottolinea inoltre la mancanza di una campagna informativa promossa dalle scuole. «Nessun istituto, che io sappia, ha inviato al personale comunicazioni per promuovere la vaccinazione. Quelli che che mi hanno contatto, lo hanno saputo dai giornali o dal passaparola».

Si dice infatti «profondamente amareggiato» il dottor Mandolesi, che di fronte alla vasta astensione di persone «per la maggior parte laureate, o con titoli di studio elevati» spiega di essere impossibilitato addirittura ad aprire nuove fiale. «Ogni boccetta di Astrazeneca contiene 11 dosi, per cui se non ci sono 11 persone disponibili non possiamo aprirla, e siamo costretti ad aspettare che ci siano vaccinandi a sufficienza, salvo “tamponare” con gli assistiti degli altri medici dell’ambulatorio». «Ma resta il fatto che rispetto all’ampia platea che lavora nel mondo della scuola, veramente pochi si prenotano per vaccinarsi». Oltre a insegnanti e maestre, infatti, potrebbero ricevere la prima dose del vaccino sviluppato dalla Oxford University anche collaboratori scolastici, segretari, cuochi, educatori e tutte le figure dipendenti dal Ministero. E di fronte a una risicata volontà a immunizzarsi (almeno con il vaccino Astrazeneca) il presidente dell’Ordine dei medici Maurizio Grossi mette in evidenza un altro intoppo nella campagna vaccinale. «Siamo ancorati a procedimenti burocratici, - sottolinea - e il sistema della categorizzazione per età non può che creare ulteriore disordine. Costringere le persone ad attendere il proprio turno genera il problema della gestione delle dosi che avanzano per le “classi” cui spetta la vaccinazione». In una vaccinazione di massa, rileva il presidente, «ci sarebbero punti vaccinali aperti alla popolazione, ma per fare ciò, ovviamente, ci vorrebbero abbondanti dosi di vaccino che al momento non ci sono». In base ai dati pubblicati dal ministero della sanità, in Emilia Romagna (dove hanno ricevuto almeno una dose 422.407 persone) è stato finora utilizzato il 71,7% del totale della fornitura, contro il 79% della Campania, il 73,4% del Lazio e il 77,4% del Piemonte. La Lombardia, invece, è al 67%. Il vaccino Astrazeneca, inoltre, risente del problema della “cattiva pubblicità” che lo ha accompagnato sin dall’inizio. «E’ passato il messaggio che sia di serie “b” dicono Grossi e Mandolesi - ma non è così, basta vedere gli effetti che sta sortendo in Inghilterra». L’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini, nel frattempo, annuncia il completamento della somministrazione «entro la prossima settimana di tutte le 50mila dosi Astrazeneca consegnate ai medici di base». Fino a ieri, le iniezioni al personale scolastico erano 7.020.

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