Rimini. Vaccino obbligatorio: la scuola prova a reggere

Il mondo scolastico a dir poco già sotto pressione (qualche giorno fa erano addirittura 68 le classi in quarantena in provincia e in un istituto - le elementari Toti di Rimini - la difficoltà di tracciamento quotidiana dell’Ausl ha portato a stare a casa una classe “sana” e a lezione quella messa in isolamento) si prepara a vivere un altro d-day da circoletto rosso sul calendario. O comunque un altro periodo caldissimo. Oggi entra infatti in vigore l’obbligo vaccinale per l’intero personale, dagli insegnanti agli amministrativi, con una procedura che aprirà sicuramente giorni di fine anno di ulteriore super lavoro.

Presidi in allerta

«Scopriremo solo domani mattina (oggi, ndr) dalla piattaforma del Ministero chi è in regola e ha i requisiti per continuare lavorare e chi dovrà regolarizzarsi, poi vedremo il da farsi» spiega la preside del Giulio Cesare-Valgimigli Sandra Villa, che non si perde comunque d’animo: «Intanto predisponiamo il lavoro come di consueto, poi ci sarà eventualmente qualche giorno per adeguarsi presentando l’idonea documentazione e non siamo preoccupati (i numeri dei non vaccinati sono comunque molto bassi in base a quanto emerso precedentemente dalla piattaforma) se non sul lungo periodo. Sostituzioni? Vedremo. Ma confidiamo anche chi ancora non si è vaccinato possa farlo nei termini previsti dalla normativa». «Ho comunicato a tutti i docenti gli aspetti relativi alla norma, ma non abbiamo idea al momento di quanti siano i non vaccinati e le persone che staranno a casa: ci attende una giornata campale per poi capire come svolgere le attività e organizzarci a dovere» fa eco il preside del Serpieri Francesco Tafuro.

Sindacati perplessi

«Mi hanno contattato in diversi e li ho tranquillizzati ribadendo che domani di fatto non succede nulla di straordinario, si apre semplicemente la fase istruttoria». Simonetta Ascarelli è segretaria generale della Flc Cgil, la Federazione Lavoratori della Conoscenza, ed è quindi la persona migliore per mettere un po’ ordine alla situazione. Su cui comunque non manca di sollevare perplessità. «Quello del 15 dicembre non è un termine perentorio, ma il momento diciamo così dello screening. La norma prevede infatti che il dirigente abbia poi cinque giorni a disposizione per le verifiche del caso e per inviare la comunicazione al lavoratore non in regola, che ha poi quattro possibilità per mettersi a posto. La prima è l’eventuale esenzione dal vaccino, la seconda il differimento dell’obbligo (entrambe vanno certificate dall’Ausl), la terza è l’avvenuta vaccinazione attraverso la corsia preferenziale che consente di farlo anche senza appuntamento e la quarta è la produzione al dirigente scolastico di un appuntamento per la vaccinazione non oltre 20 giorni dalla sua comunicazione» entra nel merito Ascarelli, ribadendo che «nel frattempo le persone potranno continuare a lavorare anche con il tampone» e che «le prime due ipotesi, pur residuali, esistono». La sindacalista allarga quindi la prospettiva. «La percentuale di vaccinazione fra gli insegnanti è oltre il 95%, cui si somma anche qualche situazione di persone fragili. Tutto sommato i numeri relativi alla scuola sono quindi molto ridotti, ma ciò non toglie che ci saranno persone che non si sottoporranno all’obbligo e sceglieranno la sospensione: quello sarà il vero elemento di criticità, perché già i vari plessi hanno problemi di organici e ci sono difficoltà a reperire personale con i titoli di studio idonei alle sostituzioni a settembre, figuriamoci ora con molti docenti già collocati. Forse quando si fanno le norme per la scuola bisognerebbe tener conto anche del contesto effettivo in cui è chiamata a operare: arriva un ulteriore adempimento in plessi già impegnati nel tracciamento e si rischia di creare ulteriori difficoltà di avere docenti in classe. Alla fine l’obbligo vaccinale introdotto lì dove c’è una categoria in regola oltre il 95% non porta grandi benefici, ma aggrava invece il lavoro di tutti…».

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