Una crepa si insinua nell’ascesa dell’università di Rimini. Dal 2024, il sostegno finanziario garantito sin dagli anni ‘90 dalla Fondazione cassa di risparmio alla società Uni.Rimini diminuirà sensibilmente. La quota devoluta all’ente sociale che gestisce il campus universitario passerà dal 13,5% del 2023 (211.867 euro) a un valore che dovrebbe aggirarsi indicativamente sul 5%, ovvero circa 78mila euro, 133.867 euro in meno.
Un fiume di denaro
Un taglio drastico, comunicato in una lettera giunta al cda di Unirimini, di fronte al quale però il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Rimini, Mauro Ioli, ricorda l’ampio sostengo profuso in 30 anni al campus universitario. «Dagli albori, erano i primi anni ‘90 – rammenta –, abbiamo contribuito a far crescere il polo riminese con quasi 22 milioni di euro, come nessun ente e nessuna istituzione ha mai fatto».
Il sindaco Sadegholvaad e la vice sindaca Bellini: “Ripensateci”
Le reazioni del Comune di Rimini sono arrivate traminte una nota del sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, e della vice sindaca con delega all’Università, Chiara Bellini: “Condividiamo la preoccupazione del presidente di Uni.Rimini, Simone Badioli, circa l’annuncio da parte di Fondazione Carim di un progressivo disimpegno a partire dal 2024 dalla compagine societaria del consorzio per lo sviluppo dell’Università nel riminese. Una preoccupazione peraltro già espressa direttamente ai vertici della fondazione bancaria che, correttamente, avevano informato l’amministrazione comunale di queste intenzioni.
La riflessione è duplice. Da una parte è doveroso ringraziare Fondazione cassa di risparmio di Rimini per essere stata per molti anni, e sino alla crisi dell’istituto di credito, il vero motore dello sviluppo dell’ateneo nella nostra città. Fortemente voluto all’alba degli anni Novanta, poi alimentato nella crescita e nelle ambizioni da un consistente apporto economico senza il quale, inutile girarci attorno, l’università a Rimini non solo non sarebbe cresciuta ai numeri attuali (oltre 5mila studenti, con un’altissima percentuale di internazionalizzazione) ma forse non sarebbe neanche stata generata. Detto ciò, questo che è un grazie in realtà vuole essere anche la spinta a un possibile ripensamento, proprio per il ruolo da protagonista che Fondazione ha costantemente interpretato in quasi 30 anni sul fronte dello sviluppo della formazione universitaria.
Lungi da noi entrare nelle dinamiche interne che hanno portato alla scelta di un progressivo arretramento nella partecipazione azionaria ma resta il fatto che ‘l’avviso ai naviganti’ non è di quelli cui la comunità locale possa prendere atto facendo spallucce. Uni.Rimini, e in generale l’Università a Rimini, nonostante il successo e i numeri in crescita presentano ancora, probabilmente a causa della loro giovane età, diverse criticità per quanto riguarda il contributo del tessuto istituzionale, sociale ed economico locale alla vita e alle prospettive dell’educazione accademica. Detto in soldoni, non si è completata la fusione tra le sorti del territorio e quelle dell’ateneo, creando di conseguenza diversi problemi materiali e immateriali.
L’Università a Rimini non può essere questione che riguarda, anche finanziariamente ma questo non è il principale problema, il Comune di Rimini. L’Università è nata su un patto in cui la componente privata e quella pubblica convergevano sulla strategicità dell’altissima formazione come motore di un salto di qualità complessivo del sistema territoriale; numero di laureati, capacità di assorbimento degli stessi da parte delle aziende e imprese locali, formazione di una classe dirigente informata, consapevole, responsabile, con i piedi ben saldi a Rimini e allo stesso tempo lo sguardo al mondo. In questo senso la partecipazione attiva allo sviluppo dell’Università era e resta un compito sociale primario e prioritario, con in più dalla sua la strategicità strutturale.
In ragione di tutto questo, auspichiamo ancora in un ripensamento da parte di Fondazione Cassa di Risparmio, contando sulla sensibilità e sulla generosità dimostrata sinora e di cui l’intero territorio è grato. D’altro canto Uni.Rimini deve da subito fare i conti con questa possibilità, a quanto pare già formalmente comunicata, i cui effetti simbolici e meramente economici non sarebbero lievi. Di fondo c’è da mettere in evidenza se e in che modo la comunità, il sistema Rimini nella sua interezza, individui nell’Università uno dei pilastri irrinunciabili a cui agganciare il proprio presente e il futuro. L’amministrazione comunale, gli enti e le associazioni presenti oggi nella compagine societaria di Uni.Rimini danno risposta positiva a questa domanda ma serve oggi più che mai allargare il panel dei soci, chiedendo soprattutto alla componente privata (individuale e associativa) che finora se ne è stata ai margini se non addirittura fuori una nuova e convinta partecipazione”.