Rimini. Uccise moglie a martellate: disposta perizia psichiatrica

Sarà la perizia psichiatrica affidata al dottor Riccardo Sabatelli, direttore del Centro salute mentale dell’Azienda Usl Rimini, a stabilire se Giovanni Laguardia, il pensionato oggi 70enne, era nel pieno delle proprie facoltà mentali quando la notte del 26 ottobre dello scorso anno, con 18 martellate, ha ucciso nel sonno la moglie Vera Mudra, 61 anni. Lo ha deciso la Corte d’Assise del tribunale di Rimini presieduta dal giudice Sonia Pasini (giudice a latere Raffaella Ceccarelli), accogliendo la richiesta avanzata dal collegio difensivo dell’ex idraulico, composto dagli avvocati Linda Andreani e Andrea Mandolesi. Gli stessi legali non si sono opposti all'acquisizione da parte della Corte di tutto il fascicolo della Procura senza porre eccezioni preliminari. Questa “collaborazione” accorcerà di molto i tempi del dibattimento che riprenderà il 22 novembre con il conferimento dell’incarico al dottor Sebastianelli. La sua perizia, come sottolineato dal pubblico ministero Luigi Sgambati che ha seguito il caso fin dalla scoperta del corpo martoriato della vittima, sarà ovviamente importante sulla determinazione della pena. Giovanni Laguardia rischia l’ergastolo: gli viene infatti contestato l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dal legame di parentela e dall’impossibilità delle vittima a difendersi. Ieri mattina Laguardia è apparso un uomo “sereno” con se stesso. Ha atteso la decisione della Corte (quattro le donne e due gli uomini i giudici popolari), andando pacatamente su è giù nella gabbia. I suoi legali raccontano che da quando è in carcere ha ricevuto solo la visita del primogenito avuto dalla prima moglie sposata in Germania dove era emigrato a 18 anni. In cella è con due detenuti che cambiano con frequenza, trascorre le ore facendo puzzle e cruciverba, si corica alle 21 e spesso passa il resto della notte a vedere la Tv. Secondo i suoi racconti, i rapporti con la vittima che anche dopo l’omicidio ha descritto come «l’amore della mia vita», avrebbero iniziato a diventare difficili 8 anni fa, quando ha deciso di andare in pensione, cosa che sarebbe stata osteggiata dalla consorte. I figli di primo letto della vittima, che abitano in Ucraina dove la madre pare abbia cercato a lungo di convincere l’uxoricida a trasferirsi dopo aver venduto la loro casa di via Pola, si sono costituiti parte civile con l’avvocato Cristiano Basile.

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