Rimini. Uccise l'amico a coltellate: niente ergastolo

Quasi certamente non sarà l’ergastolo la condanna che Marcos Antonio Quispe Luyo, trentaduenne cittadino peruviano, dovrà scontare per l’omicidio del connazionale Leonardo Vinces Ballena, 35 anni, assassinato a coltellate al termine dell’ennesima lite la notte tra il 29 e 30 maggio dello scorso anno nell’appartamento di viale Lussemburgo a Miramare dove la vittima da un po’ di tempo era ospite dell’omicida.

La svolta

Alla richiesta di giudizio immediato formulata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, titolare dell’inchiesta, infatti, ha fatto seguito quella dei difensori dell’assassino, gli avvocati Carlo Alberto Zaina e Marica Pozzi, perché il loro assistito venga processato in abbreviato, rito che consente all’imputato di ottenere uno sconto di un terzo della pena. Una richiesta che i legali non avrebbero potuto avanzare se il pubblico ministero, al loro assistito, avesse contestato le aggravanti come quella della premeditazione. Situazione che avrebbe lasciata aperta la porta alla possibilità all’accusa di poter chiedere la condanna più pesante prevista dal codice penale italiano: il carcere a vita, ovvero l’ergastolo. Per la Procura, invece, l’omicidio non è stato pianificato in nessun modo, anche se la messa in scena fatta da Marcos Antonio Quispe Luyo dopo aver sferrato le tre coltellate, che fino a quel momento si guadagnava da vivere come commesso in un negozio di San Marino, potevano far pensare ad altro. L’assassino, infatti, dopo essersi lavato e aver cambiato gli abiti impregnati del sangue dell’amico, era corso a suonare al campanello del padrone di casa a poche centinaia di metri dalla scena del crimini. Qui si era attaccato al campanello e urlando, in lacrime, aveva chiesto aiuto per soccorrere l’amico trovato in fin di vita nel suo bilocale al pian terreno.

Cosa succederà ora? Il prossimo 21 aprile il giudice dell’udienza preliminare Manuel Bianchi, sarà così chiamato a decidere se concedere all’assassino di essere processato col rito abbreviato. Quel giorno in aula dovrebbero essere presenti anche i parenti stretti della vittima, sempreché all’avvocato Piergiorgio Tiraferri venga notificato il certificato di famiglia storico legalizzato che però in Perù non esiste.

La storia

L’omicidio, come detto, è maturato in una situazione di esacerbata convivenza. Leonardo Vinces Ballena, infatti, secondo quanto sostenuto dal suo assassino, non voleva lasciare l’alloggio dove aveva trovato ospitalità. Le ore precedenti la tragedia, Marcos Antonio Quispe Luyo le aveva trascorse a ubriacarsi. Quando dopo ore sotto torchio ha confessato, ha però detto di non ricordare come erano andate le cose. «Non ricordo come il coltello sia arrivato nelle mie mani. Se l’ho preso io o se lo ha preso Leonardo, anche lui però era ubriaco». Mistero svelato dall’esame autoptico e dei periti. Leonardo Vinces Ballena è stato ucciso con tre coltellate mentre si trovava steso nel letto e non era in grado di difendersi perché, anche lui, si trovava «in stato di intossicazione alcolica acuta».

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