Rimini. Turismo, Linus: "Notte Rosa prodotto ormai superato"

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«Che la litigiosa Riviera impari a fare squadra, solo così vincerà a mani basse». Quando si parla della Romagna di cui è innamorato e si toccano i tasti del turismo va dritto al punto Linus, conduttore e direttore artistico di Radio Deejay, dove ha trascorso 39 dei suoi 65 anni.

Dati alla mano, l’estate non ha ancora registrato il boom di presenze. Come mai?

«L’alluvione è capitata a metà maggio quando la gente decideva la meta delle vacanze ma di certe defezioni, dettate da paura immotivata, Rimini e la Riviera non devono preoccuparsi oltre un certo livello. Questa congiuntura è destinata a esser superata dai fatti, anche se i problemi che c’erano prima, ci sono adesso e ci saranno anche domani. Chi sbarca in Romagna trova un posto efficiente, pulito e ordinato senza nessuna traccia della recente calamità che comunque ha causato gravi danni altrove».

Rilancio del turismo: quali limiti deve abbattere la Romagna?

«Un po’ di litigiosità unita alla perenne insoddisfazione e a uno spiccato campanilismo. Tradotto: i romagnoli non hanno abbastanza fiducia nelle proprie potenzialità. Eppure siamo tutti innamorati della Riviera e questa percezione positiva dovrebbe diventare trampolino per un nuovo inizio, abbandonando la retorica degli anni Sessanta, dal bagnino playboy alla tipica “Z”, ripartendo senza pregiudizi. Se questo è un momento interlocutorio, pazienza: la vita è lunga e ci saranno mille altre stagioni».

L’emorragia dei locali è sempre più evidente, gli anni ruggenti sono un pallido ricordo...

«Il problema riguarda tutta l’Italia e più in generale il mondo delle discoteche ma vivere di ricordi è inutile. Nessuno ha pianificato quel che è esploso negli anni Ottanta: era semplicemente nell’aria. Ora ci sono realtà come Ibiza, in Spagna, Mykonos, in Grecia, che abbracciano scelte efficaci e differenti. Il che è possibile non solo perché si tratta di due isole, ma soprattutto perché al contrario della Riviera sanno fare sistema».

Cioè?

«La Riviera perde tempo a sbirciare nel cortile degli altri. Per usare una metafora calcistica, è il paese del catenaccio: si preoccupa di più di non far segnare l’avversario che di segnare goal in prima persona. Anziché lamentarsi, i romagnoli dovrebbero dar spazio alle loro idee, nel solco della gente illuminata che ha inventato la Romagna, fermo restando che la gente illuminata non si costruisce a tavolino ma bisogna aver la pazienza di aspettare che nasca. Nel frattempo la politica deve limitarsi a fare il suo, senza infilarsi né venir trascinata nelle scelte artistiche che spetta all’imprenditoria lanciare».

Capitolo movida spaccatutto: emergenza rientrata?

«È un problema enorme che riguarda soprattutto le grandi città. Riccione a Rimini si sono protette attraverso prevenzione e filtri ma sembrano ormai spenti i tam tam che giravano per darsi appuntamento in Riviera scatenando confusione. Si è capito che non è aria. Detto questo l’adolescenza resta una fase difficile e sono contento di non essere un ragazzo in quest’epoca, dove i giovani sono schiacciati dal bisogno di sentirsi protagonisti come viene inculcato da social e mondo della comunicazione. Troppo spesso per sentirsi qualcuno imboccano vie pericolose. Bisogna dire basta a una situazione libertaria solo in apparenza che in realtà ci sta uccidendo».

Notte rosa: funerale o rinascita?

«Sono sorpreso che l’abbiano recuperata, le edizioni ante Covid avevano dimostrato che era un modello superato. Spero che nel 2024 non se ne parli più».

Ballo in spiaggia: le norme vietano di prolungare l’intrattenimento nei chiringuito. Cosa ne pensa?

«Credo che politica e imprenditoria debbano essere due mondi separati. Non si può scegliere per legge che tipo di turisti avere né quale intrattenimento condurre. Questo fronte va lasciato alla libera scelta del singolo imprenditore. Riguardo alla rivalità fra discoteche classiche e di spiaggia esiste da sempre, ma in altri paesi è stata già risolta, per cui basterebbe riprendere lo schema di Stati simili a noi dalla Spagna alla Grecia. Niente di complicato, quindi».

Consigli per gli imprenditori di Riccione, città commissariata, dove sale l’ansia per l’organizzazione degli eventi.

«Serve un pizzico di creatività, fiducia e coraggio. Frequento Riccione da quasi quarant’anni e le cose più belle sono state realizzate da chi era andato in giro per il mondo e poi ha reinterpretato con gran fantasia le novità che aveva visto. Riccione non ha eguali e non c’è nessun motivo per preoccuparsi. È chiaro che in questo momento manca un quid che funga da catalizzatore però non spetta certo ai comuni organizzare gli eventi né indirizzare la parte artistica del paese».

Fiore all’occhiello della Perla verde?

«Riccione è riuscita a destagionalizzare la sua proposta grazie alle offerte legate al mondo dello sport. Un fronte che potrebbe ampliarsi al settore delle conferenze e dei congressi, fornendo ispirazione perché la ricettività alberghiera non può essere sfruttata solo qualche mese all’anno».

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