Rimini, truffa superbonus: Francioni resta in carcere

Super truffa del bonus facciate. Il commercialista riminese Stefano Francioni, titolare dell’omino studio di consulenza, deve rimanere nel carcere di Ferrara dov’è detenuto dello scorso 31 gennaio. Lo ha stabilito il Tribunale del Riesame di Bologna che ha respinto il ricorso presentato dai suoi legali gli avvocati Moreno Maresi e Andrea Guidi. Stesso destino anche per Giuseppe Felice Guttadoro (avvocato Piero Venturi) gestore dell’hotel Saxon di via Cirene, una delle sedi dove “Free credit”, la più grande truffa mai realizzata in Italia, è stata messa a punto. Rigettati anche i ricorsi di due “broker” napoletani ai domiciliari: Giovanni Scala e Francesco Nappi. Hanno invece deciso di rimanere fuori da questa “partita” i coniugi Imane Mounssif, 35 anni e Girolamo Pasquale Bonfrate, 53 anni titolari del ristorante La Playa di Cesenatico, il commercialista rodigino Matteo Banin 42 anni (difeso dall’avvocato Paolo Righi), Sabatino Schiavino, 43enne di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ed Alessio Vacca, 33, da Dugnano Paderno (Milano). Quest’ultimo inizialmente era stato posto dal Gip Manuel Bianchi agli arresti domiciliari, revocati dopo un ulteriore approfondimento delle indagini eseguite dal Nucleo di Polizia economico finanziaria del comando provinciale della Guardia di finanza di Rimini guidato dal maggiore Roberto Russo sotto il coordinamento del sostituto procuratore Paolo Gengarelli.

L’indagine continua

Il pubblico ministero lunedì prossimo ricomincerà ad ascoltare per la seconda volta tutti i principali indagati rinchiusi in carceri diverse per evitare qualsiasi contatto. Indiscrezioni raccontano che l’indagine della Procura di Rimini e delle Fiamme gialle non sia arrivata ancora a scrivere la parola fine. La “lettura” dei supporti informatici, infatti, starebbe rappresentando una fonte di informazioni straordinarie a supporto di un’indagine che appare inattaccabile. Bisogna tornare agli anni di Mani pulite, infatti, per trovare un Riesame che lascia soggiornare in cella per oltre un mese dei “colletti bianchi”. Indagati descritti dal Gip nell’ordinanza affetti da «ludopatia di reato per cui non si sarebbero riusciti a fermare». Affermazione difficilmente contestabile. Non sono stati in grado di fermare la truffa neanche davanti ai 440 milioni di euro su cui sono riusciti a mettere le mani grazie alle false e plurime cessioni di crediti fittizi vantati con il Fisco.


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