Rimini, truffa hotel Gobbi, spuntano le ricevute: "I soldi in tasche diverse da quelle del gestore"

Truffa vacanze all’hotel Gobbi. Marco Giordano, operaio di professione inventatosi albergatore, va al contrattacco. Lo fa sventolando le ricevute dei versamenti fatti da Sumup, società privata che gestisce il servizio Pos usato in albergo. Ricevute che racconterebbero come tutti i soldi incassati sarebbero finiti su un conto corrente intestato ad uno dei tre soci della società creata ad hoc, colui che indica come la vera mente della truffa che ha rovinato le vacanze a non meno di 500 persone (il conteggio non è ancora definitivo). Queste ricevute sarebbero state recuperate da Giordano e da Giuseppe Sorrenti, suo presunto braccio destro, solo dopo il licenziamento per giusta causa a metà luglio della segretaria assunta dalla società creata per gestire il due stelle di viale Siracusa. Decisione presa da Giordano quando si è accorto che l’impiegata versava gli acconti su un conto corrente off shore in Irlanda intestato sempre a chi incassava le competenze Sumup. All’avvocato Massimiliano Orrù, Giordano farà arrivare anche le copie di molti messaggi WhatsApp scaricati da uno dei due telefoni con cui la segretaria avrebbe continuato a raccogliere prenotazioni anche quando il caso ha iniziato a montare. Screenshot con risposte irridenti. Come quello fatto arrivare alla redazione milanese del Corriere della Sera da una delle tante turiste raggirate. Qui l’interlocutore che parla a nome del Gobbi risponde alla richiesta di restituzione dell’acconto della signora sbeffeggiandola e facendo addirittura della avance: «La invito ufficialmente a passare la vacanza con me in Irlanda a sorseggiare pina colada in piscina al tramonto».

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