Rimini tra Ottocento e Novecento, le réclame “salgono” sul tramway

Cultura

Con Pumidor (si veda il precedente articolo di questa rubrica che occhieggia nella cronaca riminese tra Ottocento e Novecento) abbiamo parlato dello strillone di Rimini e lo abbiamo presentato come l’emblema di una miseria penosa, tetra, irreversibile, accettata però con grande dignità e coraggio. Il nuovo personaggio che proponiamo ai lettori è il capostipite dei venditori ambulanti di giornali e libri, ma – come vedremo – non ha nulla da spartire con Pumidor; è un piccolo imprenditore, un “commerciante di cultura” pieno di risorse intelligenti, che sa scegliere cosa offrire e cosa consigliare ai clienti. Si chiama Mario Mancini (1847- 1918) e lo abbiamo incontrato sfogliando il periodico Italia del 15 luglio 1893. Partiamo proprio da quell’estate.

Tra i tendaggi svolazzanti dei carrozzoni del tramway a cavalli, appaiono le prime réclame. L’era del consumismo è di là da venire, ma il messaggio pubblicitario si è già affermato. Esercenti e industriali, dopo aver sperimentato la carta stampata, trovano in quel «democratico mezzo di trasporto» sempre stipato di gente – che da piazza Cavour conduce allo Stabilimento Bagni – un altro fortunato spazio di comunicazione.
Dentro le vetture Felice Bisleri, impresario milanese, pubblicizza la sua Acqua di Nocera Umbra che, oltre ad essere «la regina delle acque», fa anche «digerir bene». Un vero toccasana è il Fernet dei fratelli Branca, anche loro meneghini autentici: «Previene le indigestioni ed è raccomandato per chi soffre di febbri intermittenti e vermi».
La pubblicità è proprio l’anima del commercio. Si pensi a tutta quella gente, stretta all’interno di quelle “scatolette” tramviarie inondate di sudore, obbligata a sbattere il naso su certe tentazioni… Come è possibile rinunciare al caffè di malto Kneipp, «il più igienico e il più sano di tutti i surrogati di caffè»? E la notte, come sopravvivere alle zanzare senza gli zampironi Fidibus, che garantiscono «sonni tranquilli»?

L’apertura di questo nuovo spazio reclamistico ci permette di fare la conoscenza con Mario Mancini. È lui, infatti, il primo concessionario della pubblicità sui tramway. Mancini si sposta per la città con la sua “biblioteca circolante” – un triciclo carico di libri e giornali – e ai clienti fornisce un catalogo dove sono elencati per tematica tutti i volumi in suo possesso e ha anche un quaderno dove annota prestiti e scadenze. Un lavoro, il suo, fatto di serietà e diligenza.
Terminato il servizio per strada, Mancini tiene aperto – dalle 16 alle 18 – il deposito di via Ducale 12 (zona Castellaccia), dove abita e dove ha anche il recapito per le inserzioni pubblicitarie.
Il 1893 è un anno felice per il libraio ambulante. All’appalto delle affissioni sui tramway, si aggiunge un’altra fortunata occasione commerciale: l’uscita della nuova Guida del forestiero nella zona di Rimini di Luigi Tonini, ampliata e corretta dal figlio Carlo, stampata dalla tipografia Renzetti e corredata da «28 nitide illustrazioni sui principali monumenti». Gli edicolanti vendono a tre lire l’edizione economica in brochure, Mancini ha l’esclusiva della versione di lusso, rilegata con copertina in tela inglese e diciture in oro. Costa quattro lire, ma è richiestissima dai bagnanti, soprattutto dai più danarosi, quelli che frequentano lo Stabilimento bagni e la Piattaforma.

E a proposito di Piattaforma, il suo rigido regolamento a tutela della “sacralità” del luogo non ammette l’accesso ad accattoni e a venditori ambulanti. Unico “vagante” autorizzato a pestare quei mitici legni è Mario Mancini. La mattina lo si vede gironzolare tra gli habitué del concertino musicale con l’avambraccio carico di periodici. Compiuto il consueto giro, lascia la Piattaforma, riprende la “biblioteca circolante”, posteggiata nei pressi della Capanna svizzera, e torna a pedalare per le strade della città.

Chiudo questo articolo con un simpatico profilo del nostro industrioso personaggio stilato da Cosimo Maria Pugliesi su La vita nuova del 16 luglio 1898. «Lo avrete visto – scrive Pugliesi – un piccolo uomo, sempre ridente, con una faccia rossiccia, larga e buona, correre per le vie, con un fascio di libri sotto il braccio; un omino instancabile che si ferma con tutti, che batte a tutte le porte, animato da una febbre di attività inestinguibile. È Mario Mancini che ha mostrato una volta di più quanto il buon volere, la tenacia, la perseveranza possano nelle imprese umane. A forza di pazienza, battendo a tutte le porte ha raccolto un buon numero di libri e ha curato una biblioteca circolante, dove oggi si trova sempre l’ultimo libro fiammante, dove nelle lunghe giornate di estate è sempre pronto il libro che romperà la monotonia delle ore. E quello che è più meraviglioso e lodevole in questo ostinato ometto che, domandando a chi sa, attingendo alle fonti intelligenti, è giunto a raccogliere non una delle solite biblioteche di romanzacci, ma una raccolta di ottimi romanzi e di libri letterari non solo italiani, ma anche stranieri e specialmente francesi. Ora è un piccolo capitalista, e va orgoglioso della sua biblioteca, ed è in corrispondenza con tutti i primi librai italiani e francesi che hanno in lui fiducia perché onestissimo: ma la buona fortuna non l’ha guastato, è sempre lo stesso buono e modesto, e col suo eterno sorriso seguita a girare febbrilmente lungo le vie e a battere a tutte le porte, apostolo della buona lettura, messaggero del pensiero artistico moderno impresso nelle belle e nitide edizioni».

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