Rimini, “ti taglio la testa”: un albero sull’auto innesca una richiesta di risarcimento da 100mila euro

Una Pec di rimostranze scritta dal proprietario di un’auto danneggiata dopo un aspro confronto verbale con il legale rappresentante di un’impresa del riminese incaricata di un intervento edile, inviata alla direzione della società appaltatrice dell’opera. Una mail che sarebbe stata letta da un numero non ben precisato di persone e che avrebbe «comportato un ingente e gravissimo danno economico alla ditta di costruzioni stante l’illecita lesione all’immagine commerciale stessa». Un’onta da lavare, secondo il presunto diffamato, con un risarcimento danni di 100mila euro. Il querelato non ci sta e alla Procura della Repubblica controdenuncia il costruttore ipotizzando i reati di minacce ed estorsione.

Il veicolo parcheggiato

Trecento euro. Questa l’entità del danno provocato da un grosso pino caduto su una utilitaria della Fiat parcheggiata in strada. L’albero si trovava dentro un cantiere edile dove stava lavorando un’impresa della provincia per conto di una società di costruzioni emiliana. Il proprietario dell’utilitaria ha subito contattato l’impresa che aveva commissionato gli interventi per avviare il risarcimento del danno. Il mezzo, fu risposto, sarà visionato da quello che poi risulterà essere l’amministratore dell’impresa riminese che, scriverà nell’esposto l’avvocato Stefano Caroli, «si mostrava tutt’altro che cordiale» e svalutò il danno fino a «proporre un rimborso di 80 euro».

La telefonata

Nel respingere l’offerta l’automobilista disse che avrebbe trattato direttamente con la società appaltante. La cosa, stando al denunciante, non sarebbe andata giù al costruttore che avrebbe fatto una telefonata dove lo accusava di essere «un truffatore» e che gli avrebbe «tagliato la testa». Da qui la decisione di scrivere la Pec riportata testualmente nella denuncia: «Buongiorno, ho appena ricevuto una telefonata molto spiacevole da parte del signor… nonché minacciosa e intimidatoria e provvederò a denunciare tutto ai Carabinieri perché testualmente mi ha dato del truffatore e ha detto che mi vuole tagliare la testa. Quindi non vi permettete mai più di farmi chiamare da una persona che non ha nessun rapporto con me e che avete deciso di assumere come interlocutore senza il mio consenso». Dopo un ulteriore sollecito, alla mail, ha quindi fatto seguito la liquidazione dell’intero danno richiesto. Tutto finito? Assolutamente no. Il presunto diffamato, attraverso un importante studio legale bolognese, mesi dopo gli notifica la sua richiesta di risarcimento danni di 100mila euro «per la lettera diffamatoria» con cui sosteneva «il suo illecito, pretestuoso e ingiustificato revirement sulla richiesta risarcitoria». Il querelato ha quindi presentato alla Procura della Repubblica una controdenuncia nei confronti del costruttore, ipotizzando i reati di minacce ed estorsione

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