Santarcangelo. "Sul ring scacchi e boxe, sono campione italiano"

Ha iniziato a “masticare” alfieri, mosse del cavallo e arrocchi praticamente insieme agli omogeneizzati, poi qualche anno fa è salito su un ring, ha incominciato a tirare montanti, ganci e uppercut e da venerdì scorso il 29enne santarcangiolese Marco Muccini è il primo emiliano romagnolo campione italiano di Chessboxing. Di cosa si tratta? Di uno sport molto particolare, combinato denominato anche “scacchipugilato” ideato dall’artista olandese Iepe Rubingh (si è ispirato alla graphic novel “Freddo equatore” di Enki Bilal) e che dal 2003 ha visto spuntare i primi veri combattimenti. Una disciplina molto sviluppata soprattutto nel Nord Europa, ma che sta prendendo sempre più piede anche in Italia e che ha ora all’ombra del Campanone uno dei suoi esponenti di punta.

Muccini, partiamo dal principio: quando ha iniziato a giocare a scacchi?

«Fin da bambino. È stato papà a trasmettere la passione a me e mio fratello Andrea di quattro anni più piccolo e a portarci alle varie competizioni: sono stato campione regionale della mia fascia e due volte campione italiano Uisp, nel 2005 a Rimini e nel 2006 a Terni quando avevo una decina d’anni e anche Andrea è diventato campione italiano Uisp. Ora lui si è messo un po’ in stand by per lo studio, mentre io sono allenato dal maestro Claudio Negrini di Bologna e faccio ancora competizioni nazionali e internazionali».

E al pugilato quando ci è arrivato?

«Ho iniziato all’Italica Boxe di Savignano nel 2017 con i maestri Marco Giunchi e Marco Muccioli, poi ho scoperto un po’ per caso che c’era questo sport che univa le mie due passioni e l’ho intrapreso. Nel tempo ho conosciuto il presidente degli scacchipugilato Volfango Rizzi, che ha organizzato gli incontri ufficiali con in palio titoli tricolori ed europei in programma venerdì 3 giugno a Vigevano e ho coronato il mio sogno di tornare tricolore: ho sfidato infatti Daniele Rota di Bergamo nella categoria Pesi Leggeri per il titolo Pioneers e mi sono laureato campione italiano».

Quanti “chessboxeur” ci sono nel nostro Paese?

«Al momento saremo un centinaio di agonisti, ma ce ne sono tanti che fanno cheesboxing senza poi salire sul ring: di certo è uno sport in ascesa che nel Nord Europa inizia a essere abbastanza seguito. Da noi è ancora un po’ più di nicchia, ma sempre più ricercato e siamo molto ottimisti su un suo rapido sviluppo».

Come si svolgono gli incontri?

«Due sfidanti si affrontano sulla distanza di un massimo di undici riprese in cui vengono alternati un round di scacchi e uno di pugilato. Nella mia categoria, la ripresa di scacchi dura 3 minuti e quella di boxe 2 minuti: è obbligatorio fare almeno una mossa in ogni round, poi si ha un minuto di tempo per cambiarsi, mettersi i guantoni e iniziare con il pugilato. Si può vincere per ko, per scacco matto o per ritiro: a Vigevano il mio avversario ha gettato la spugna alla quinta ripresa, la terza di scacchi».

Perché nel circuito il suo nome è “The Doctor”?

«Per il mio lavoro: mi sono infatti laureato in Odontoiatria a Madrid nel 2016 e ora sono nello studio odontoiatrico Muccini a Santarcangelo e alla Dental Art di San Giovanni in Marignano».

Prossimi obiettivi? Che sfide la aspettano?

«Valuterò se fare i Mondiali a novembre in Turchia (ancora stanno decidendo sul da farsi, ndr), difendere la cintura italiana appena indossata o cercare di conquistare quella europea che il mio avversario di Vigevano aveva perso a Londra una settimana prima».

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