Rimini, sul parco eolico Gnassi non cede: il paesaggio va tutelato

Rimini

RIMINI. Parco eolico, il sindaco Andrea Gnassi non ci sta e va avanti nella difesa dell'ambiente e della riviera. Tre giorni fa, infatti, è giunta al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alla Capitaneria di Porto e, per conoscenza al Comune, il riscontro alle osservazioni del Comune sul progetto da parte della Energia Wind 2020. 

"Comunicazione tecnica, cortese, molto formale che provo qui a riassumere" scrive Gnassi in una lettera aperta.

  • Regioni, Province e Comuni possono dire la loro, possono essere critici o contrari, possono magari consultare le comunità ‘ma non nel mare territoriale e in particolare per ciò che concerne la produzione di energia, in quanto tali attività ricadono nelle esclusive competenze dello Stato’; 
  • La riconfigurazione del posizionamento degli aerogeneratori ‘consente di liberare più spazio per altri usi del mare e le distanze tra gli stessi ‘sono tali da garantire ampi spazi liberi per altri usi e da consentire il transito, la navigazione e la pesca senza particolari limitazioni, al netto delle disposizioni che verranno impartite dalle Autorità marittime competenti’; 
  • C’è preoccupazione per l’impatto dell’impianto sul turismo? ‘Non vi è alcun dato oggettivo che possa dimostrare che la realizzazione di impianti eolici offshore abbia creato indirettamente danni al settore turistico’. E a sostegno di questa tesi si porta l’esempio dell’HornsRev in Danimarca nel Mare del Nord; 
  • Quindi sull’impatto ambientale, Wind Energy 2020 scrive che ‘il Paesaggio è solo uno dei potenziali effetti del progetto da valutare; la discussione sulla compatibilità ambientale del progetto non può essere dunque ridotta esclusivamente all’interno di questo tema, ancorché rilevante’. 
"La sintesi che faccio io è questa - incalza Gnassi -. Potete opporvi ma non avete potere per farlo; difficoltà alla pesca limitate ma una volta ubicato l’impianto eolico potrebbero arrivare nuove aree interdette all’attività, cioè sono possibili/probabili nuovi divieti; è un vantaggio per il turismo perché così è avvenuto nel Mare del Nord; il paesaggio non è un valore assoluto. Ho già dato mandato agli uffici di ribadire per ogni via il nostro ‘no’ al progetto. Noi abbiamo una partita davanti, siamo ad un bivio. Abbiamo bisogno di terra e di sogno, di coste e di mare, abbiamo bisogno che la green economy non sia la vocazione in cui rifugiarsi dietro i dibattiti, ma sia applicato sul campo. Prendiamo la discussione sul parco eolico davanti alla costa riminese. Non ci vuole la scienza per dimostrare come la vocazione produttiva della Danimarca, affacciata sul Mare del Nord dalle peculiarità industriali, siano tutt’altro cosa rispetto alla costa riminese. Il nostro mare, e ci scusino i ‘padroni del mare’ se ci si permette di dirlo, le sue spiagge, la bellezza, la riqualificazione in essere dei lungomari e gli investimenti sulla tutela della balneazione, i 27 milioni di presenze turistiche, sono cose ben differenti da caratteristiche territoriali legate all’off shore, all’estrattivo, all’industriale. È questione di economia, di lavoro, di relazioni. Si parla di 'Green new deal’. Allora diciamo chiaramente che il Green new deal trova il suo vero senso e significato se mette assieme sviluppo, lavoro, vita, pianeta, natura, salute. Non si può rinunciare scappare dalla transizione energetica che ha bisogno più che di una scorciatoia mostruosa e ammazza turismo in un territorio vocato, di un Piano Energetico anche romagnolo dove si individuano più azioni più forti, più siti per produrre i megawatt necessari per l’intera Romagna. O vogliamo trovare anche qui scorciatoie? Mettiamo impianti eolici nelle terre malatestiane di Piero della Francesca o nelle meravigliose foreste Casentinesi perché anche lì c’è vento? Stupisce infine la considerazione sul valore del paesaggio. Oggi, in Italia. Abbiamo già sacrificato tanto, troppo, nel nostro Paese alla ‘necessità’ o alla ‘urgenza’ delle cose da fare, quasi sempre estemporanee e fuori da qualsiasi pianificazione. I sacrifici si chiamano consumo del suolo, utilizzo improprio della natura, deforestazione, fogne a mare, che hanno portato con sé una crescita squilibrata e una enorme fragilità dei nostri territori, purtroppo drammaticamente evidente ogni giorno. Il paesaggio, per la comunità riminese, è un valore non negoziabile. E questa comunità vuole avere e avrà sicuramente ruolo per dire la propria su un progetto così sfregiante. Ci dite ‘dite la vostra’ e poi decidono gli altri? Non andrà così. Questo è certo".  

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