Rimini, spedizione punitiva: pestato a sangue in hotel

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Misteriosa spedizione punitiva all’interno di un albergo di viale Regina Elena, a Rimini. Un commando di quattro persone ha massacrato di botte un napoletano di quarantacinque anni, già noto alla giustizia, che alloggia da qualche tempo all’interno della struttura. L’uomo ha riportato gravi lesioni e dall’altra notte si trova ricoverato nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena. In un primo momento è stato lui stesso, sanguinante e sotto choc, a presentarsi al pronto soccorso di Rimini. Mentre era ancora sotto osservazione, però, il quadro clinico si è aggravato e si è deciso di trasferire d’urgenza il paziente. All’arrivo a Cesena era in coma. La prognosi è riservata: è in pericolo di vita.

I primi a tentare di ricostruire l’accaduto sono stati gli agenti delle Volanti, impegnati a raccogliere le testimonianze nell’albergo dove si sono svolti i fatti. L’approfondimento del caso è stato ben presto affidato però agli investigatori della Squadra mobile della questura di Rimini. Non soltanto per le condizioni del ferito (si può ipotizzare che verrà contestato il reato di tentato omicidio), ma anche per l’inquietante scenario che va delineandosi. Secondo alcune testimonianze ad aggredire il quarantacinquenne sarebbero stati in quattro, tutti campani. Avrebbero reclamato da lui dei soldi, ma si tratta di un “raid” che non somiglia per niente a una rapina. Che cosa c’è dietro? L’uomo pestato è stato coinvolto in un’inchiesta sulla criminalità organizzata e i suoi spostamenti sono in qualche modo monitorati dalle autorità. Ha fatto uno sgarro a qualcuno? C’è il sospetto che si tratti di una specie di “avvertimento”, piuttosto pesante visto l’esito finale, nei confronti di chi abbia tentato di “allargarsi” o di incrinare equilibri che probabilmente resistono anche alle inchieste.

Il riserbo di procura e questura è strettissimo. Il primo passo è l’identificazione e la ricerca dei picchiatori. Soltanto una volta scoperti, si potrà capire se anche stavolta dietro al pestaggio si allunga l’ombra della criminalità organizzata. Certi metodi somigliano a quanto si è già visto a Rimini ai tempi dell’inchiesta “Hammer”, contrasti tra clan risolti poi da un “summit” tra i capi-famiglia in Campania. Anche in quegli anni partì una spedizione punitiva diretta all’albergo dove alloggiava uno degli antagonisti. In quel caso fu il titolare ad avvertire l’ospite dell’arrivo della “squadretta”: per scampare alle botte, e forse anche qualcosa di peggio, quello saltò giù da un balcone, col cuore in gola. Un emissario del cliente dell’hotel aveva appena avuto il fatto suo: 86 giorni di prognosi. «Sette persone mi hanno messo la pistola in bocca. Mi hanno staccato il dito a martellate. Si sentono immortali» dirà più tardi nel corso di una serie di conversazioni intercettate. La paura è che la storia si stia ripetendo, ma sarà l’indagine a dire l’ultima parola.

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