Rimini, sindacati: "Siamo a rischio sociale, interventi immediati"

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«La situazione è grave. Per certi versi drammatica. E se il governo non provvederà, subito, a calmierare questa tempesta energetica, tra dicembre e primavera avremo uno stillicidio di chiusure. E l’esplosione di una vera e propria bomba sociale». I sindacati tornano sullo tsunami bollette e rilanciano l’allarme. Un sos già diffuso la scorsa estate, quando la tempesta gas e luce era agli inizi, ma reiterato, con maggior forza, ora che il ciclone è piombato in tutta la sua intensità anche in Riviera.

Il sollecito ai Comuni

Attacca Giuseppina Morolli, segretaria provinciale della Uil: «Non c’è più tempo da perdere. Anzi il tempo è già scaduto. E il governo, attuale o nuovo che sia, deve varare, immediatamente, un provvedimento a favore di famiglie e imprese, anche attraverso uno scostamento di bilancio. Nel contempo, però, devono intervenire anche gli enti locali. Agendo sulle multiutility. Come Uil, ad esempio, abbiamo sollecitato le amministrazioni comunali della Romagna ad utilizzare gli utili prodotti da queste società, di cui sono soci di maggioranza, per abbattere il caro bollette. Il tutto attraverso un ordine del giorno da portare al voto dei consigli comunali». Non solo profitti da destinare a imprese e famiglie. Ma anche stipendi dei vertici societari da limare. Stipendi a sei zeri. Continua la Morolli: «E qui tocchiamo un argomento che, senza tema di smentita, definisco etico. Soprattutto in un momento di forte difficoltà economica come questo. Con stipendi da 1200 euro al mese erosi da inflazione e bollette già alla seconda settimana. Al vertice di queste multiutility pubbliche, infatti, abbiamo manager che arrivano a percepire anche un milione di euro annui. Soldi pubblici, della collettività. Perché, allora, non prevedere un tetto a questi compensi? Naturalmente, previa approvazione di un ordine del giorno da parte dei Consigli comunali. Sarebbe un buon segnale per coniugare etica e profitto». Buste paga sgonfie, dunque. E costo della vita elevato, insostenibile. Il solito refrain, dunque. Nel quale, però, a suonare alte sono le note della disperazione.

Tavolo in Provincia

Rilancia Isabella Pavolucci, segretaria generale Cgil Rimini: «Purtroppo, davanti alla continua perdita del potere d’acquisto degli stipendi, il governo non ha saputo dare risposte strutturali, ma solo temporanee, attraverso bonus. E adesso la situazione è precipitata. E, in un territorio come il nostro, in cui la precarietà del lavoro è la regola, questo crollo lo si sta avvertendo ancora di più. Per questo il 3 novembre, in Provincia, sarà aperto un tavolo di crisi al quale parteciperanno sindacati, associazioni datoriali e di categoria, istituzioni. La condizione economica e occupazionale del Riminese deve essere chiara a tutti, prima di rischiare di ritrovarci, impreparati, a dover affrontare un vero e proprio dramma sociale. Le premesse, del resto, ci sono tutte: inflazione alta, 8,9% a settembre con picchi dell’11% sui beni alimentari, e i redditi più bassi della regione: 19 mila euro annui. Poi bollette da capogiro, e, infine, imprese in difficoltà e posti di lavoro a rischio. Insomma, urgono provvedimenti. Anche con uno scostamento di bilancio. Magari andando a raccogliere i soldi necessari dalla tassazione degli extraprofitti delle società energetiche, le uniche ad essersi avvantaggiate da questa crisi». E Francesco Marinelli, segretario Cisl Romagna chiosa preoccupato: «Vorrei ricordare a tutti che il report Caritas, reso noto l’altro giorno, parla di disperazione sociali in forte aumento, con numeri da brividi: 1 milione 900 mila famiglie, pari a 5,5 milioni di italiani, in povertà assoluta. E questo mentre c’è chi urla contro il reddito di cittadinanza, che per fortuna c’è. Da ritoccare, certo, ma da mantenere».

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