Trentuno anni per essere risarcito dall’ex moglie. Ha dell’incredibile il vero e proprio calvario giudiziario di un 61enne riminese, arrivato finalmente a conclusione per lui positiva.
L’inizio della storia
Correva l’anno 1992 quando il tribunale di Rimini ha sancito la fine del suo matrimonio. Un atto doloroso con cui pensava d’aver chiuso definitivamente quella pagina della sua vita. Invece se ne è aperta un’altra, ancor più carica di rabbia e rancore, sempre con l’ex compagna che dopo aver “spergiurato” di non aver ricevuto i soldi stabiliti dal giudice nel momento dell’addio, ha cercato in tutti modi di impossessarsi di soldi e beni dell’uomo. Per farlo ha presentato un ricorso per decreto ingiuntivo per ottenere i 9 milioni di lire stabiliti dal giudice all’atto della separazione. Denaro che però l’ex marito da sempre ha giurato d’averle già versato.
La giustizia penale
Ovviamente opposta la ricostruzione della signora che quindi ha fatto scattare nei suoi confronti dell’uomo il pignoramento: contro entrambi i provvedimenti l’ex marito ha presentato altrettanti ricorsi puntualmente respinti dai giudici civili. Parallelamente però ha iniziato a muoversi anche la giustizia penale. Nell’ambito della causa di opposizione al decreto ingiuntivo, infatti, alla ex moglie era stato imposto uno strumento giuridico desueto ma molto importante quando “l’imputato” non ha prove per dimostrare che sta dicendo il vero: il giuramento decisorio. Un atto molto semplice: la moglie è stata chiamata a confermare davanti a soggetti giuridicamente riconosciuti che la sua richiesta di denaro era vera. Se smentita sarebbe incappata automaticamente in gravi sanzioni civili e penali.
Aperta una indagine
Capita però che la mano destra non sappia quello che fa la mano sinistra. Mentre per il giudice civile la signora era in assoluta buona fede, i giudici penali sono arrivati alla conclusione opposta.
Lo hanno potuto fare perché l’avvocato del marito dopo il “giuramento” ha denunciato la signora per aver dichiarato il falso.
La Procura ha così aperto un’indagine sfociata in un processo chiuso con la condanna dell’ex moglie, sentenza confermata dalla Corte d’Appello di Bologna nel 2016.
L’ultimo atto
A questo punto si è riaperta anche la partita civile. L’uomo decide di affidarsi per l’ultimo atto della sua vicenda giudiziaria all’avvocato Paolo Ghiselli. E finalmente dopo 31 anni la vicenda per lui si è chiusa nel migliore dei modi. La giudice civile Ilaria Giambelli ha disposto che la signora debba liquidare all’ex consorte oggi 61enne la somma di 40mila euro; cifra che, come dimostrato dalle ricevuto allegate alla causa, l’uomo in più di sei lustri di battaglie giudiziarie ha dovuto sostenere per difendersi da una falsa accusa.
un’altra storia dove viene attuato un masculicidio cioè l’ennesimo, perché ad ogni modo nei divorzi e sempre lui a rimetterci.