Rimini. Se non paga un centesimo il Comune gli pignora l'auto

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Il Comune gli contesta un centesimo non pagato e risalente alla Tari del 2017. Una cifra salita nel frattempo a 42 euro che se non viene saldata entro trenta giorni può causare la perdita dell’auto. È quanto accade a un pensionato, seguito dal commercialista Giovanni Benaglia.

“Sogno o son desto”

È lo stesso Benaglia a narrare nei particolari quanto accaduto. «Stupore, sorpresa, spaesamento e poi, a mente fredda, senz’altro rabbia - scrive il commercialista - saranno state le emozioni provate da un contribuente del nostro studio quando ha visto che il Comune, per tramite della sua agenzia di riscossione Sorit, gli ha recapitato una richiesta di pagamento dall’esorbitante importo di un centesimo (0,01 euro), che per effetto degli oneri di riscossione ammontanti a euro 42,85, portano il conto a complessivi 42,86 euro. Un aggravio della somma presuntivamente evasa pari al 4.486 per cento». La “cronaca” di Benaglia è brillante e se non fosse tutto vero farebbe pensare a una trama dell’assurdo. «Già così la vicenda fa ridere di suo - continua - ma il senso del ridicolo di chi invia queste lettere è sconfinato, per cui non ci limita a chiedere questa cifra, ma si aggiunge pure dell’altro. Infatti il Comune mette sul chi va là il contribuente, che non pensi di chiudere la questione con una semplice risata, perché la cosa è assai seria e nel caso non volesse tirare fuori l’obolo richiesto entro trenta giorni, la sua autovettura sarà pignorata e venduta all’asta».

Il “lieto fine”

A questo punto Benaglia vorrebbe evitare di ingolfare la giustizia tributaria e si appella al buon senso. «Ci si augura che questa vicenda venga velocemente cassata sia dalla Sorit che dal Comune. Ad ogni modo non ci si può esimere da alcuni commenti». Via. «La prima osservazione da fare è che il malcapitato contribuente per vedersi riconosciuta una ragione forse non strettamente giuridica ma di sicuro basata sul buon senso e la logica, deve impiegare del suo tempo e, probabilmente anche delle risorse per essere assistito. E ciò, francamente, non è giusto». Ma non solo. «Probabilmente è ora che qualche funzionario pubblico incominci a pagare di tasca sua gli errori grossolani che commette, non lasciando a carico del cittadino il costo che deve sopportare per vedersi riconosciute ragioni che, in un sistema pubblico efficiente, non dovrebbero mai essere messe in discussione».

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