Rimini. Scappata da una clinica, il Tribunale: Vanessa è morta

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Dichiarata morta Vanessa De Gasperi, scomparsa l’8 marzo del 2011 da una clinica del Titano. Per i familiari della 27enne si era aperta una speranza nel settembre dello scorso anno, quando un runner rinvenne un teschio sul bordo della strada di Monte Olivo a Torraccia. L’avvocato Emanuela Guerra, che con la collega Elena Guidi segue la famiglia della ragazza, chiese l’esame del Dna sui poveri resti per stabilire la corrispondenza delle cronologie. Speranze che risultarono vane come quando si ipotizzò che le sue ossa fossero state ritrovate in Germania nel 2017. Ora la dichiarazione di morte presunta, disposta dopo un’istruttoria dal Tribunale di Rimini, sembra mettere la parola fine al mistero archiviato come irrisolto.

Il calvario

Di origine peruviana, Vanessa era stata adottata con i tre fratelli minori da una coppia italiana, Pietro De Gasperi e Grazia Maria Antonietta che originari di Bolzano si erano poi trasferiti a Poggio Berni. La serenità era durata un soffio, presto spezzata dalla morte della madre 54enne, spirata per una malattia il 31 agosto 2002 e seguita il 17 febbraio del 2023 dal padre di 55 anni. Un doppio trauma che, unito al peso di dover provvedere ai fratelli, due dei quali minorenni, fece insorgere nella 19enne quei problemi psichici che l’avrebbero condotta all’interdizione nel 2004. Iniziò così il valzer di ingressi e uscite da strutture protette, finché nel 2011 viene affidata alla Villa Oasi di San Marino, da cui scompare l’8 marzo verso le 15.30, a una settimana dall’arrivo. I dipendenti trovarono la porta antincendio spalancata, nessun altro indizio. Da quel momento non si registrano movimenti sul suo conto, mentre gli effetti personali, dalla borsa al cellulare, incluso il cappotto, rimasero nella sua stanza, nonostante quel giorno nevicasse.

Cold case

I fratelli della 27enne, Silvio, Marco e Evelyn con i legali e la sua tutrice hanno spesso lamentato il procedere delle indagini che, a loro avviso, avevano liquidato troppo in fretta la sparizione, come allontanamento volontario. Dichiararono inoltre che dalla casa di cura l’allarme era stato lanciato solo dopo giorni, quando furono contattati, per sapere se Vanessa fosse tornata a casa. Intanto alle 18.30 del giorno della scomparsa la clinica sporse denuncia alla Gendarmeria che diramò l’allarme alla Squadra mobile della questura di Rimini. A nulla valsero tuttavia le ricerche e la diffusione dell’identikit di Vanessa che, alta 159 centimetri, all’epoca aveva capelli lunghi, lisci e neri. Caduti nel vuoto anche gli appelli rinnovati più volte dai parenti.

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