Rimini. Sara, la denuncia: Molestata sessualmente sul posto di lavoro

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“In questo periodo difficile che stiamo vivendo, i ricatti, le molestie e violenze psicologiche, sessuali, fisiche negli ambienti di lavoro stanno moltiplicandosi, nel silenzio generale, quasi come mettere sotto il tappeto le briciole di vita delle vittime” E' l'amara e preoccupata considerazione fatta dalla consigliera per le Pari opportunità della Provincia Adriana Ventura nella lettere scritta per ricordare il 1 maggio, Festa dei Lavoratori. Tema che tocca dopo la lettera in cui Sara, giovane lavoratrice, denuncia di essere stata oggetto di molestie sessuali da un ex collega di lavoro: ex perché ha cambiato occupazione. “La lettera di Sara, pervenuta al mio Ufficio, - continua - ci richiama alla memoria riti e miti, celebrazioni che si consumano tutti gli anni il 25 novembre per ricordarsi delle violenza contro le donne: discriminazioni, umiliazioni, violenza ed odio nei confronti delle donne,........non sono il passato, ma dominano il nostro presente e fanno regredire la nostra democrazia”. E questo nonostante “la recente approvazione del testo per la ratifica della Convenzione internazionale n.190 contro la violenza e le molestie sui luoghi di lavoro”. Un atto che rappresenta “un raggio di luce nelle tenebre del problema, non solo per l’unanimità del voto da parte della Camera, ma in particolare perché ha richiamato l’attenzione su di un contesto di violenza che, se nella frequenza degli atti è più rilevante, visto il suo accadere nella più ampia disattenzione, nascondimento, indifferenza, non mobilita in modo adeguato l’impegno collettivo al contrastarne gli atti e gli effetti”. Ecco perché, sottolinea Ventura, con la “definitiva approvazione al Senato della Convenzione si potrà introdurre nella normativa di tutela e prevenzione sul lavoro, il d.lgs n. 81/08 e le disposizioni in esso previste, compiendo un nuovo passo a favore della libertà e dignità delle donne e di ogni lavoratrice e lavoratore". Conclude Ventura: "Oggi 1 maggio....Sara cambia lavoro, ambiente nuovo, colleghi nuovi, con la schiena dritta e la forza che le viene dai propri affetti e dalla fiducia nella giustizia, deciderà se intraprendere la strada dell’azione in giudizio per la vicenda da Lei vissuta; in ogni caso, la consigliera di parità condividendo ogni sua scelta le sarà accanto, come donna e come istituzione"

La denuncia di Sara

Mi chiamo Sara, questo non è il mio nome vero, lo userò per ragioni di opportunità perché la mia vicenda è oggetto di indagine della Magistratura e mai nella mia vita avrei immaginato di trovarmi in una situazione dolorosa per me e per la mia famiglia e le persone che amo. Sono stata vittima di molestie sessuali da parte di un collega sul posto di lavoro che per me rappresentava il luogo più sicuro dopo la mia abitazione, luogo nel quale svolgo quotidianamente la “mission” di difesa del territorio e dei cittadini, proprio lì mi sono sentita indifesa, umiliata e mortificata, mentre incredula non riuscivo a realizzare ciò che stava facendo il mio collega nei miei confronti. Anche quando la molestia sessuale non lascia segni sul corpo, le conseguenze sono come uno stupro psicologico nell’anima che genera vere e proprie patologie che si manifestano in tutto il suo buio, la depressione e stai male, resti a letto guardando nel vuoto per giorni. Poi torni al lavoro e i colleghi ti evitano come se tu fossi un untore, sfuggono il tuo sguardo, scappano come se tutti avessero una gran fretta...i capannelli alla macchinetta del caffè, con il loro mormorio sommesso...si eclissa al tuo apparire. Allora realizzi che la tua solitudine è dentro e fuori di te, che la solidarietà e l’empatia dei tuoi colleghi è tarpata dalla paura di “starti accanto”, quando l’Amministrazione vuole a tutti i costi minimizzare l’accaduto. Poi arriva anche un provvedimento disciplinare perché si spera di intimorirti, di farti tacere; un comportamento omertoso che ti abbandona a te stessa e ti spinge in un baratro mentre ti chiedi: Perchè proprio a me???!! Poi decidi di rialzarti, drizzi la schiena e ti affidi alla giustizia, cambi lavoro e ricominci a sperare che la verità emerga e rimetta in ordine ogni cosa e la tua vita. Lo faccio per me, per ogni altra Sara dopo di me, perché nessuno resti impunito se ha violato la tua dignità, perché il mio ex datore di lavoro metta in protezione le mie colleghe, perché da ogni mia sofferenza patita in questi mesi nasca qualcosa di buono.

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