Sindaco Sadegholvaad, Linus, il popolare speaker e direttore artistico di Radio Deejay, ieri sul “Corriere Romagna” ha analizzato la stagione estiva, ha parlato di turismo, ha dispensato consigli, suggerendo ad esempio di sotterrare l’ascia della litigiosità fra località vicine di casa. La ricetta è sempre quella: nel campionato dell’ospitalità e dell’inventiva i romagnoli sono i migliori al mondo, fate squadra, abbattete i campanili.
«Devo dire che apprezzo molto questa sollecitazione, soprattutto perché viene da un professionista della comunicazione e dello spettacolo che più che alla politica pensa al pubblico. Che è quello che dovrebbe interessare un po’ tutti ed è quello che io stesso, più volte, invito a fare, sia per il pubblico sia per il privato Devo però aggiungere una cosa: i romagnoli, nei fatti e non sempre nella narrazione, sono molto più uniti di quello che si dice e si legge».
Della serie, “non è colpa nostra è che ci descrivono così”?
«Il campanilismo è ovviamente un limite. Limite alla crescita, limite all’innovazione. Ma se la Riviera romagnola da 70 anni risorge sempre dalle sue ceneri, oltre a crisi di ogni tipo e Cassandre che da decenni ne hanno decretato la morte cerebrale, lo ha fatto e lo fa in nome di una forza se vogliamo misteriosa e nascosta che si basa sulla solidarietà tra i territori. A volte ho l’impressione che la rappresentazione della Romagna come i “capponi di Renzo” sia più un esercizio di stile di qualche commentatore poco informato o distratto. Ha ragione Linus: al di là delle contingenze, il futuro della Riviera sarà lungo e ci saranno mille altre stagioni. E ha ragione quando censura la cultura del lamento. Io stesso, alcune settimane fa, avevo sottolineato come vi sia una differenza sostanziale fra l’affrontare i problemi per risolverli e invece il solo annunciarli per abitudine o inerzia con il rischio di buttare via il bambino con l’acqua sporca. E se mi si permette, il bambino Riviera di Romagna è bello, robusto, e produce ancora il Pil più elevato tra tutti i territori turistici del Paese. Quello che trovo un po’ contraddittorio nel saggio discorso di Linus è un altro aspetto».
La Notte Rosa? Linus si dice sorpreso sia stata recuperata dopo il Covid. Parla di “modello superato” e si augura che dal prossimo anno non se ne parli più.
«Cantare il de profundis sulla Notte Rosa. La contraddizione sta qui: da un lato giustamente bolla i campanilismi e dall’altro bolla l’unico evento di sistema che abbiamo in Romagna. Ricordo a tutti, come ben sa Linus che ha gestito fino al 2019 la Notte Rosa per il Comune di Riccione e dunque conosce bene limiti e potenzialità dell’evento, che questa è una grande cornice di comunicazione che promuove il territorio vasto tra Comacchio e Cattolica e in cui ogni Comune mette ciò che vuole, condividendo una sinergia mediatica importante. Migliorare si può certamente ma abolire l’evento quando l’assunto è “basta campanilismi” mi pare un po’ cacofonico».
1′ la Notte Rosa non l’ha inventata Gnassi !
Gnassi ha solo cambiato il colore. Per me hanno ragione sia Linus che il ns.Sindaco non abolire ma cambiare impianto dell’even to ,RENDERLO UNA COSA NUOVA ! ATTRAENTE PER I GIOVANI.
e perchè no..CAMBIARNE ANCHE IL NOME deve essere un’attrattiva non una minestra riscaldata. Proviamoci,cerchiamo nuove idee, SI PUÒ FARE !! Quello che non mi piace è che qualcuno ( la regione?)ci ha imposto da Comaccho a Cattolica..niente campani lismi certi ma neanche minestroni ! cosa condividiamo noi con Comacchio ? A Rimini se centra la Regione non è sempre per una cuccagna ! Negli anni 60/70 il ns Areoporto si fumava nella pipa Bologna ed ora spero non succeda la stessa cosa con la Fiera di Rimini.Certo non si può dire ( ma tutti lo pensano) Parliamo di Riviera Romagnola TIRIAMO FUORI UNA BUONA IDEA et chacun pour soi Dieu pour tous !