Rimini, la ruota panoramica «Era abusiva: imputati da condannare»

Rimini

«Gli imputati sono da condannare a pene comprese tra due e dieci mesi di reclusione». Secondo l’accusa la ruota panoramica (prima versione) sorse priva di nullaosta sismico, autorizzazione paesaggistica e perse la natura di “spettacolo viaggiante” quando trascorse il suo primo inverno al porto. L’udienza fiume dedicata alla discussione, che ha ricalcato la precedente battaglia sulle perizie, non si è conclusa con la sentenza. Il verdetto slitta al 21 giugno prossimo.
Il pubblico ministero è convinto che il tentativo di mettere una “pezza” retroattiva con una sanatoria in deroga (e a termine) per rendere l’attrazione, alla sua apparizione sette anni fa, di “pubblico interesse” non avrebbe annullato il “buco” iniziale dei mancati permessi.
I difensori dissentono completamente con l’interpretazione dell’accusa, che - invece - individua la presunta responsabilità dei tre imputati, sospettati a vario titolo di abuso edilizio, abuso d’ufficio e falso.
Per l’ex dirigente comunale (abuso d’ufficio e falso in atto pubblico), difeso dagli avvocati Vittorino Cagnoni e Maurizio Ghinelli l’accusa chiede la pena di dieci mesi di reclusione; per il legale della società “The Wheel” che eresse senza permesso, stando al capo d’imputazione, la prima ruota (abuso edilizio), difeso dall’avvocato Giancarlo Pasini, chiede due mesi; per il tecnico della medesima società che firmò il progetto di conformità antisismica (l’accusa è falso), difeso dell’avvocato Giancarlo Migani, la richiesta è di quattro mesi.
Il problema nasce nel momento in cui la “giostra” rimane in piedi per la prima volta più di sei mesi, trasformandosi, secondo l’accusa, in “opera” stabile.
È il Movimento 5Stelle, cinque anni fa, a porsi per primo il dubbio riguardo al fatto che non tutto giri per il verso giusto e a sollevare il problema.
Il caso diviene ben presto giudiziario. La procura, però, nelle sue conclusioni, esclude responsabilità politiche in capo agli amministratori. Giunta e consiglieri, infatti, sarebbero stati tratti in errore dall’allora dirigente del Suap (sportello unico attività produttive) che aveva fornito un parere orientativo di regolarità tecnica. I difensori dell’ex dirigente, ora in pensione, fanno notare come lui, prima di dare l’ok si fosse munito di altri pareri a monte, compreso quello di un legale “esterno”. «Gli imputati vanno assolti» è la richiesta dei difensori.

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