Rimini. “Sovrapprezzo per un toast a metà? Non è nel dna romagnolo”

Ristoranti, niente aggiunte per chi risparmia. «Il sovrapprezzo per un toast a metà? Non rientra nel dna romagnolo». Di fronte agli scontrini che in tutta Italia si allungano per voci discutibili, dal piattino in più alla merenda divisa in due, non cela la sua contrarietà impastata con un pizzico di sdegno il presidente provinciale della Fipe-Confcommercio, Gaetano Callà.

Prenotazioni del weekend ferragostano: c’è da brindare?

«Sono aumentate negli ultimi due giorni, a ridosso del Ferragosto, ma proseguono abbastanza bene. Rispetto al 2022 il calo c’è stato e abbiamo perso almeno il 20%. Tra le cause si registra anche la carenza di presenze negli alberghi che ricade anche sugli altri comparti del turismo. Pensavo andasse peggio ma la marcia si è invertita tra il 13 e il 14 agosto scorsi grazie agli irriducibili del mordi e fuggi».

Ristoranti sul mare o agriturismi? Chi conquista il primo posto sul podio del Ferragosto?

«Sono scelte dettate da variabili molto personali, di solito chi ama la collina e un altro tipo di Capodanno d’estate si dirige nell’entroterra, fermo restando che i locali sul mare sono stati molto frequentati».

Gaetano Callà

Dati alla mano, in Riviera i soggiorni hanno minor durata e limitano all’osso le spese extra. Conseguenze sulla ristorazione?

«I turisti sono più attenti e oculati, è innegabile, anche perché i prezzi sono aumentati in virtù di materie prime che crescono non ogni mese ma ogni secondo. Da una spesa all’altra si assiste a ritocchi anche del 10%-20%».

Qualche esempio tosto?

«In primis il pesce, che è raddoppiato, costringendo noi operatori alla massima attenzione. Viene ventilato un fermo pesca che di fatto non esiste, visto che il pesce continua ad arrivare ogni giorno, dal Tirreno all’ex Jugoslavia. Detto questo, un chilo di sardoncini prima costava sui 5 euro ora 12. Un chilo di pane comune si aggira sui 5-6 euro, rispetto ai 2,50 di poco tempo fa. Stessa musica per il latte che era in vendita a 60-70 centesimi al litro e ora è schizzato alle stelle, finendo spesso a 2 euro. Capitolo a parte per l’olio di semi di girasole che costava 80-90 centesimi al litro contro gli attuali 5 euro. Aggiungiamoci le bollette che attanagliano sia noi che i clienti e la ricetta taglia vacanze è servita».

Cosa fa la clientela per risparmiare?

«I single scelgono solo una pietanza, le coppie al massimo due, come un antipasto e un fritto ma dividendole a metà. Il dessert, anzi il gelato, è riservato ai bambini e il vino soprattutto agli appassionati».

L’estate è stata condita da polemiche: in altre regioni c’è chi fa pagare il piattino in più o la divisione di un toast in due.

«Scelte ridicole che non rientrano nell’abc dell’ospitalità romagnola. Sono contrario a simili uscite, non fanno bene né al turismo né all’economia. Non è così che si valorizza il proprio lavoro o si fa pubblicità a un territorio. Stesso discorso per il coperto che è assurdo far pagare 2,50 euro. Sulle tavole non scorgo cristalli di Boemia, posate di argento o tovaglie di Fiandra. Anche per questo sarebbe preferibile spalmare il prezzo del coperto su diversi piatti, per un massimo di 50 centesimi a persona. La bussola va tarata sul buon senso».

Commenti

  1. si, certo….il buonsenso del ristoratore che vede il “pollo da spennare” in nome delle vacanze irrinunciabili……uno spaghetti (porzione da ragazzino) 11,00 € birra media alla spina (qualità????)…..6,00 €……..non è certo un prezzo da buonsenso…….

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui