Rimini, ragazza filmata e toccata nel sonno: la procura chiede l'archiviazione

Rimini

Aveva denunciato due ragazzi che l’avevano ripresa nel sonno con il telefonino, a sua insaputa, mentre era completamente nuda a casa di un amico e avevano approfittato della circostanza per baciarle e carezzarle le natiche scoperte. Quel filmato, che la ragazza era riuscita a procurarsi e temeva potesse girare sul web, era costato agli autori la pesante accusa di violenza sessuale di gruppo reato che - codice penale alla mano - è punito con la reclusione da otto a quattordici anni.

La procura di Rimini, al termine dell’indagine, una volta ascoltato i protagonisti della vicenda, ha chiesto l’archiviazione di ogni accusa. Caduta anche l’ipotesi di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Mentre, per bloccare sul nascere eventuali pretese riguardo alla privacy, secondo quanto risulta agli atti, i ragazzi – tutti della zona - hanno chiuso la partita sul nascere con un accordo con la parte in causa.

I carabinieri, coordinati dal pm Paola Bonetti, hanno esaminato la vicenda con attenzione, a partire dal breve video che lei stessa ha consegnato al momento della querela. Era stata una stupida goliardata? Un atto libidinoso a tradimento? Un gesto superficiale e offensivo senza capirne le conseguenze da codice penale? “Niente di tutto questo - è stata la versione degli indagati – la ragazza gradiva le carezze: era consenziente, non dormiva per niente e nel filmato originale si sente anche gemere”. La giovane agli inquirenti consegnò una versione senza audio.

Forse stizzita dal fatto di essere stata ripresa senza il consenso, il giorno dopo il fatto s’era procurata uno dei telefonini dei ragazzi con un pretesto e aveva ripreso a sua volta il video che la riguardava. Lo conservò per mesi fino a presentarlo agli investigatori alla scadenza dei termini della querela. “Ecco che cosa mi hanno fatto mentre dormivo”. I difensori dei ragazzi, avvocati Enrico Graziosi e Gianluca Sardella, hanno fatto notare che la ragazza, ventenne, si trattenne nella casa ancora per qualche settimana dopo avere lamentato l’intrusione nella privacy, mentre dalle testimonianze è emerso che oltre che con il padrone di casa la giovane aveva già scambiato effusioni anche con gli altri due coinquilini. Gli investigatori sequestrarono non solo gli smartphone dei ragazzi, ma anche i loro computer, tablet e ogni altro dispositivo elettronico a disposizione: il video non fu fatto girare.

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