Raccolta fondi per salvare un simbolo della marineria, servono 25mla euro. «Aiutateci o si inabisserà un pezzo della storia di Rimini». A lanciare l’accorato Sos è l’associazione “Vele al Terzo Rimini”, fondata nel 2003 con lo scopo di conservare, valorizzare e diffondere le tradizioni dell’antica marineria romagnola. L’associazione, come spiega Andrea Ambrosani, si prodiga «nel recupero della memoria storica delle tradizioni della marineria romagnola». Barra dritta, dunque, «nella ricerca e nel restauro delle imbarcazioni tradizionali dell’Adriatico», tenendo per bussola «la conoscenza e divulgazione della “cultura dell’andar per mare” e dell’ambiente marino».
Demolizione evitata
A rischiare di finire nel dimenticatoio è il lancione “Amarcord” che, costruito nel 1951, è l’ammiraglia delle barche dell’associazione “Vele al Terzo Rimini”, finora sempre tra le onde per partecipare a raduni e manifestazioni nei porti romagnoli, maestoso nella sua lunghezza fuori tutto da 12 metri e mezzo. Nata come barca da pesca e poi da cabotaggio e trasporto, “Amarcord” è stata trasformata negli anni Novanta in una vongolara. A salvarla dalla demolizione certa, in quanto scafo obsoleto, sono stati i membri dell’associazione nel 2010. Il restauro è avvenuto l’anno successivo, quando i soci hanno sacrificato tempo e denaro per ricondurla con le proprie mani allo splendore originario, pronta alla navigazione con le originali Vele al Terzo. Ossia l’armo con due pennoni e la vela a forma di trapezio, tipica dell’alto Adriatico che, come spiegano ancora, «era colorata e decorata con simboli e figure che contraddistinguevano il porto e la famiglia cui la barca apparteneva».
Vento in poppa, dunque, fino ai giorni scorsi, quando una metaforica tempesta perfetta si è abbattuta sull’imbarcazione durante la manutenzione annuale, al cantiere, quando «si è aperta come una canocchia», lasciando una sua costola tra le mani del maestro d’ascia che aveva preannunciato le condizioni e i rischi in cui versava. Morale: per metterla in sicurezza al cantiere hanno raddoppiato gli sforzi ma più si toglievano assi, più venivano a galla i problemi, visto che «stava su con lo stucco».
Ora per riportare lo storico lancione ai fasti di un tempo, servono 25mila euro. «Siamo tutti volontari – allarga le braccia Ambrosani – ognuno con un mestiere, certo, ma non imprenditori. Quindi chiediamo aiuto ai romagnoli per una spesa arrivata fra capo e collo».
Per chi volesse rivedere Amarcord nel blu, è possibile fare una donazione con questi riferimenti: Banca di Rimini, viale Vespucci 54 Rimini, Iban: IT 63 T 08995 24215 028090005158.