Rimini: per le psichiatre può uccidere, ma va ai domiciliari

Le minacce di morte all’ex moglie, le ha esternate a lei direttamente e davanti a diversi testimoni in più occasioni. Quelle ai figli «a me non interessa nulla dei miei figli. O tutto o niente. O con me o sottoterra»., invece, le ha fatte ad una delle due psichiatre che in fasi diverse l’hanno seguito, arrivando entrambe alla stessa conclusione: il rischio che possa uccidere la madre dei suoi figli è reale. Questo gli era valso la denuncia per stalking e la cancellazione della patria potestà da parte del tribunale dei Minori di Bologna. Informazioni che non devono essere state girate anche all’ultimo giudice che si è trovato a convalidare l’arresto del fornaio 40enne, colto dai carabinieri della Tenenza di Cattolica, in flagranza di reato, mentre, stravolto da alcol e cocaina di cui farebbe uso smodato, stando sempre alle relazioni dei medici, stava cercando di aggredire fisicamente sia l’ex moglie che i propri figli; per poi finire di sfogare la propria rabbia contro le divise. Il giudice, infatti, dopo aver riconosciuto la legittimità dell’operato dei militari della Regina, gli ha concesso gli arresti domiciliari. E questo nonostante la spada di Damocle delle minacce di morte reiterate e le preoccupazioni certificate dalla psichiatre.
Tre arresti in 90 giorni
L’11 luglio è stata la terza volta in cui le celle di sicurezza dei carabinieri l’hanno ospitato. I militari della Regina lo hanno bloccato mentre prendeva a calci e pugni la Yaris dell’ex moglie dove all’interno c’erano la donna e i figli. Il 23 giugno, invece, erano stati un carabiniere di Cattolica e un agente della polizia locale di San Giovanni in Marignano, ad essere coinvolti in un corpo a corpo con l’uomo, che prima aveva sfinito l’ex moglie con una raffica di telefonate dal contenuto minaccioso. La signora, come sempre fatto quando lo vede arrivare “strafatto”, aveva chiamato le divise. Contro cui il fornaio aveva scaricato la sua rabbia. Gesto costato, dopo meno di 24 ore, la condanna a sette mesi di reclusione, pena sospesa. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Stefano Caroli, aveva dovuto patteggiare la condanna anche quando aveva avuto un “faccia a faccia” con i carabinieri della Compagnia di Novafeltria. Era l’alba del 23 aprile scorso quando era stato fermato ubriaco e fatto al volante del furgone usato per le consegne dei due panifici di cui è proprietario. Ai militari aveva dato le generalità del fratello perchè non poteva guidare in quanto la patente gli era stata ritirata. Era finita a spintoni e minacce. Il conto finale è stato la condanna a 5 mesi. Ancora con pena sospesa.

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