Stesso ospedale, stessi problemi. Per un’estate che, se non ancora decollata causa maltempo, si preannuncia, comunque, all’insegna di presenze turistiche importanti. In linea col 2022, se non, addirittura superiore.
Stesse criticità, dunque, che si stanno già evidenziando, come denuncia Davide Manfroni, medico del 118 e rappresentante riminese dello Snami (Sindacato autonomo dei medici). «Le lunghe file al pronto soccorso sono, ormai, una caratteristica consolidata all’Infermi – sottolinea il dottore -. Così come sono prassi comune le offese e gli insulti che infermieri e medici si beccano da pazienti esasperati da ore e ore di sala d’aspetto. E non immagino cosa potrà accadere quando la massa dei vacanzieri piomberà su Rimini».
“Scusate il ritardo”
Rilancia, allora, Nicola Colamaria, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Rimini: «È sufficiente fare un salto qui per rendersene conto. Parliamo di 8-10 ore di attesa prima di essere visitati dal medico. Comprensibile, quindi, anche se non scusabile, che a qualcuno saltino i nervi. Come è normale, del resto, lo stress che gli operatori sanitari accumulano quotidianamente».
Il solito refrain estivo, dunque. Con un Infermi paragonabile a un ospedale al servizio di una città metropolitana, ma con un organico da struttura sanitaria di provincia.
Sottolinea Manfroni: «Io lavoro al 118 e posso dirvi che operiamo con 7 medici in meno rispetto alle normali esigenze. Capisco che i dottori scarseggino, che non sono nemmeno facili da assumere, ma questo è il panorama, decisamente sottodimensionato, delle emergenze sul nostro territorio».
E non finisce qui. Perché la struttura di pronto intervento ingloba anche e, soprattutto, il pronto soccorso. Che va avanti con altrettante, forti, carenze di personale. Stigmatizza Colamaria: «Se il personale infermieristico è in linea con le esigenze di servizio, la stessa cosa non si può certo dire per il settore medico. Decisamente carente rispetto alla mole di pazienti che, tutti i giorni, assiste».
E Manfroni conferma. «Ci vorrebbero almeno 10 medici in più. Che purtroppo non si riescono a reperire. Certo, quello della carenza di camici bianchi è un problema che interessa l’intero Paese. Ma Rimini, anche per il massiccio carico di lavoro, in particolare estivo, che ha, ne esce ancor più penalizzata. Molti colleghi, infatti, preferiscono farsi assumere in altre città dell’Emilia Romagna, come Bologna o Cesena, piuttosto che al pronto soccorso dell’Infermi. E non aiutano nemmeno le norme che regolamentano l’inquadramento degli specializzandi. Ma qui si innesca un’altra problematica che investe Regione e Governo».
“Non risolvo problemi”
Ma ci sono altre due questioni, non di secondaria importanza, sulle quali il responsabile provinciale Snami punta il dito: l’utilizzo in Pronto soccorso di medici di altri reparti e il Centro di assistenza e urgenza (Cau), gestito da dottori di medicina generale e da guardie mediche, non ancora aperto. Spiega Manfroni: «L’Ausl, lo scorso giugno, fece un ordine di servizio ad hoc che obbligava i medici dipendenti dei reparti di Medicina, Cardiologia, Neurologia, Gastroenterologia e Pneumologia, a scendere, a turno, in Ps per supportare, almeno nel boom del periodo estivo, i colleghi in difficoltà. Che succederà adesso? Si procederà con lo stesso metodo anche a luglio e agosto?».
Quindi il Cau, sempre in pista, ma mai decollato. Chiosa il medico del 118: «La struttura è ancora in fase progettuale. Capisco che manchino le risorse, ma è un ambulatorio necessario per snellire i codici meno gravi, come i verdi e i bianchi. Certo è stato attivato il nucleo infermieristico, al quale si può accedere per patologie leggere, tipo dei punti di sutura o un insetto finito in un occhio o in un orecchio, per fare alcuni esempi, ma non basta ad alleggerire l’alta mole di codici verdi e bianchi del Pronto soccorso. Che impongono, comunque, una visita medica».