Rimini. Pronto soccorso, Ausl: "Presi infermieri, ma su 70 chiamate hanno accettato in 40"

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Carenza d’organico, maleducazione imperante, offerte di lavoro rifiutate. E la tempesta perfetta si abbatte sul Pronto soccorso dell’Infermi. Dove medici e infermieri sono costretti a veri e propri tour de force. E i pazienti a lunghe e stancanti attese, anche di 10 ore, prima di essere visitati. Benvenuti nel magico mondo della sanità italiana, sempre più a corto di investimenti e di prospettive future. E con politiche pubbliche prive, da decenni, di progettualità e visione. Commenta sconsolato il direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori: «Sembra un disco rotto, ma sono costretto a ripetermi e citare, di nuovo, una relazione della Corte dei conti che attesta che da 10-12 anni, in Italia, la spesa per il personale sanitario è stata ridotta drasticamente per far quadrare i bilanci. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti».

Il problema del personale

Nonostante tutto la sanità romagnola, tra sacrifici e sforamenti di budget (203 milioni negli ultimi due anni), ha, comunque, operato nuove assunzioni tra infermieri. C’è però un pesante fattore, ovvero: «Su 70 chiamate di neo-laureati hanno accettato l’incarico appena una quarantina, insomma la metà», sottolinea Carradori. Assunzioni fatte anche tra operatori socio sanitari: 307 unità tra dicembre 2019 e dicembre 2021. Precisa Carradori: «Tutto quello che potevamo fare a livello di personale lo abbiamo fatto, lavorando perfino d’anticipo: abbiamo, infatti, coperto anche quei ruoli che ci sarebbero venuti a mancare coi pensionamenti del 2023. E parliamo di limiti di spesa superati di 84 milioni nel 2020, e, addirittura, 119 milioni nel 2021».

I rinforzi slittano per legge

E per il personale medico? Cosa ha fatto l’Ausl Romagna per tappare i buchi d’organico creatisi, ad esempio, nei pronto soccorso? Spiega il direttore generale: «Per soddisfare le esigenze dell’Infermi, tra fine giugno e primi di luglio abbiamo nominato otto dottori, che, dipendesse da me, potrebbero entrare in servizio anche domani. Ma che, invece, per esigenze di legge, ovvero il preavviso obbligatorio di tre mesi da presentare all’azienda sanitaria di appartenenza, saranno disponibili solo a fine estate. Ma attenzione. Vorrei che non si dimenticasse che per coprire le carenze d’organico di tutti i pronto soccorso della Romagna abbiamo necessità di altri quaranta medici specialisti, che, però, purtroppo, non ci sono, non si trovano». Cosa fare allora? «Semplice – risponde Carradori – basterebbe che il governo centrale, attraverso deroghe, permettesse alle Ausl di assumere, nei pronto soccorso, anche medici neo laureati privi di specializzazione».

Minacce e violenze

Non solo personale. Altra criticità che sta investendo i pronto soccorso, in particolare quello dell’Infermi, è senza dubbio quella rappresentata dalle minacce, offese, e qualche volta anche violenze, nei confronti degli infermieri. «Davanti alla maleducazione e all’inciviltà delle persone non si può far nulla – commenta, irritato, Carradori -. Di certo non possiamo militarizzare il pronto soccorso. Un posto di polizia, comunque, c’è in ospedale, con agenti preparati ad intervenire quando è necessario. Va detto, però, che, seppur stanchi e stressati dalle ore di attesa, pazienti e familiari non possono lasciarsi andare a offese e insulti nei confronti di chi è lì per lavorare e svolgere un compito impegnativo e pesante, come quello della salvaguardia della salute». Infine, i vaccini. Con la raccomandazione recapitata dal commissario Petroni ai direttori generali della sanità delle Regioni di garantire la dose booster anche nei luoghi di villeggiatura. Conclude il responsabile dell’Ausl Romagna: «Abbiamo predisposto i nostri hub vaccinali affinché anche i turisti possano fare, senza problemi e agevolmente, la quarta dose anti-covid».

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