Rimini, prende 250 scatole di antidolorifico con ricette false: infermiera ai domiciliari

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Questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Rimini hanno dato esecuzione ad una misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Rimini su richiesta della locale Procura della Repubblica, con la quale un’infermiera, in servizio presso una struttura sanitaria pubblica della provincia di Rimini, è stata sottoposta agli arresti domiciliari poiché gravemente indiziata dei reati di furto aggravato, falso materiale e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Il provvedimento cautelare scaturisce dalle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Rimini ai Carabinieri del Nucleo Investigativo a seguito di una segnalazione inoltrata dall’AUSL Romagna relativa all’emissione in favore della donna di prescrizioni di un farmaco antidolorifico, avente come principio attivo l’Ossicodone (un oppioide ricompreso nelle tabelle dei medicinali per i quali è necessaria la ricetta medica), risultate numericamente sproporzionate rispetto al normale uso posologico del medicinale.

Attraverso l’assunzione di informazioni da testimoni, accertamenti documentali ed acquisizione di immagini dai sistemi di videosorveglianza nelle farmacie ove erano state più frequentemente presentate le ricette sospette, i militari dell’Arma hanno raccolto elementi che, compatibilmente con la fase delle indagini preliminari, hanno permesso di ipotizzare che l’indagata, approfittando della sua attività lavorativa di infermiera, avesse sottratto - per oltre un anno e ripetutamente - dai bollettari dei medici con cui prestava servizio delle ricette in bianco, compilandole poi con i propri dati anagrafici e apponendovi timbri diversi da quelli dei medici titolari dei ricettari nonché firme apocrife, formando in tal senso le false prescrizioni utili ad ottenere la medicina in parola. Complessivamente sono oggetto di indagine circa 130 prescrizioni emesse nell’arco di 14 mesi, con il conseguente prelievo di poco meno di 250 confezioni del farmaco ed il relativo danno presunto per il Servizio Sanitario Nazionale stimato in oltre 3.500 euro.

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