Rimini. Petitti e Bellini: il Pd cambi nome

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Il Pd cambia nome e aggiunge la parola “lavoro”. Una integrazione proposta dai sindaci di Bologna e Ravenna, sostenuta anche da quattro “dem” riminesi: Emma Petitti, Chiara Bellini, Mirna Cecchini e Fiorella Zangari.

Priorità al lavoro

Compaiono tre nomi riminesi nella petizione lanciata dai sindaci di Bologna e Ravenna, Matteo Lepore e Michele de Pascale, per cambiare nome al Pd aggiungendo la parola “lavoro”. Nel documento compaiono 70 firme, fra le quali quelle di Emma Petitti (presidente dell’Assemblea legislativa regionale), Chiara Bellini (vice sindaca del Comune di Rimini), Mirna Cecchini (sindaca di San Clemente) e Fiorella Zangari (segretaria Pd Rimini).

“Il Pd secondo Emma”

«Quella sull’eventuale integrazione del nome del Partito democratico mi sembra una delle poche idee arrivate per la costituente del Pd - commenta la presidente Petitti -. Spero ce ne siano altre, proprio per fare una discussione utile al nostro congresso e rilanciare il nostro progetto politico».

Può spiegare la sua adesione alla petizione? «Nella fase della costituente del Partito democratico ho ritenuto di dare un contributo utile al congresso e parlare del tema del lavoro, centrale per la qualità della vita e della dignità delle persone. Non si tratta di un’operazione di marketing ma credo fortemente che il Pd debba essere il partito che porta avanti con forza le questioni del lavoro. Una questione di grande attualità per sostenere e rispondere a precarietà e povertà e che riguarda anche il futuro del nostro campo politico. Necessario poi in questa fase contribuire ad aprire dibattiti veri sulla identità del partito e il concetto di lavoro rappresenta il tema più vicino alla vita di tutti i giorni delle persone. Troppi divari nel mondo del lavoro: tra aree diverse del Paese, tra uomini e donne, tra generazioni».

Indicati i problemi, servono a questo punto soluzioni. «Sono consapevole che la via debba passare assolutamente attraverso uno schema fatto di relazioni industriali forti, di un nuovo patto tra le imprese che creano lavoro e occupazione e il mondo sindacale che deve guardare anche alla difesa di nuovi diritti al momento non tutelati. Ciò che sta accadendo in questi giorni sulla manovra finanziaria rappresenta un fatto nuovo e non trascurabile: la convergenza tra Confindustria e sindacati nel giudizio, netto verso l’insufficienza».

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