Rimini. Pesta a sangue la ragazza: imprenditore in manette

Maltrattamenti in famiglia. Questo il reato contestato dal sostituto procuratore Davide Ercolani che martedì pomeriggio ha spalancato le porte del carcere dei Casetti ad un imprenditore del mondo della notte, legato ad una influente famiglia riminese (omettiamo il nome per tutelare l’identità della vittima). A notificare il provvedimento firmato dal Gip Vinicio Cantarini il personale della seconda sezione della Squadra mobile della Questura.

L’incubo - ha fatto verbalizzare nella dettagliata denuncia la vittima al personale dell’ufficio di piazzale Bornaccini deputato a queste indagini e costantemente sotto pressione per il numero sempre più alto di casi da “Codice rosso” - è iniziato dopo appena sette mesi dall’inizio loro convivenza. Ogni goccio di alcol in più bevuto unito all’uso di droga, ha detto, ha iniziato a trasformare il compagno in una persona capace solo di coprirla di insulti, minacce, vessazioni di vario genere e, con sempre più frequenza di aggressioni fisiche. Come quella avvenuta una sera di rientro a casa dopo una cena al ristorante. Lei lo aveva redarguito perché si era comportato male. Lui non l’ha presa bene. A forza l’ha trascinata in camera da letto, l’ha buttata sul materasso e l’ha più volte colpita con dei pugni alla testa. In un’altra occasione un cazzotto le aveva provocato una profonda lacerazione ad uno zigomo. La brutalità dell’aggressione subita questa volta l’aveva convinta a scappare e chiedere ospitalità ad un’amica. Le foto del viso tumefatto e di un dito della mano ferito con un coccio di bottiglia usato dall’uomo come un coltello sono prove fotografiche consegnate dalla madre della donna e sono parte integrante del fascicolo del pubblico ministero Davide Ercolani.

Per confermare la pericolosità dell’uomo gli investigatori hanno sentito anche una sua ex fidanzata. La donna ha raccontato che quando il 37enne aveva appreso che sarebbe diventato padre per alcuni giorni ha cercato di convincerla ad abortire: «Ma quando mi sono dimostrata contrariata e mi sono opposta fermamente alle sue richieste, ha iniziato picchiarmi con calci che indirizzava esclusivamente alla pancia e alla schiena».

L’uomo è difeso di fiducia dall’avvocato Piero Ippoliti Martini.


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