Due ore e dieci minuti. Tanto è durata la requisitoria con cui il pubblico ministero Paolo Gengarelli ha chiesto due condanne a vita per Asim Samardzic “detto Ivan”, 47enne cittadino bosniaco tutt’ora latitante, indicato come l’organizzatore dell’agguato, e per il croato Ivan Dumbovic, 44 anni. Chiesto per entrambi anche l’isolamento diurno: 10 mesi per il primo, otto per il secondo. Dieci gli anni per il siciliano Costantino Lomonaco e infine 12 anni per il pugliese Bruno Francesco Cacchiullo, i restanti componenti della squadra punitiva che la sera del 3 novembre del 2021, nella hall dell’hotel Emanuela di viale Sanremo, ha massacrato di botte il 45enne Antonino Di Dato, morto dopo nove giorni di agonia al Bufalini di Cesena, dov’era stato trasferito già in coma dall’Infermi. La sua colpa? Non aver onorato un debito di 7.500 euro e aver fatto sparire una pistola ricevuta da Samardzic.

Rimini, omicidio Di Dato: chiesti due ergastoli
