Rimini. Nullatenente in treno con 90mila euro: i giudici gli restituiscono il malloppo

Rimini

RIMINI. I giudici del Tribunale del riesame reale di Rimini hanno annullato il sequestro probatorio e disposto la restituzione dei novantamila euro “sottratti” a un giovane manovale albanese nullatenente.
I soldi contanti erano spuntati fuori dal suo zainetto durante un controllo effettuato dalla polizia ferroviaria all’interno del treno su cui viaggiava.
Alla vista dei bigliettoni i poliziotti avevano chiamato una pattuglia della guardia di finanza e il viaggiatore non era stato in grado neppure con loro di spiegarne la provenienza. A quel punto, visti i modestissimi guadagni dichiarati al fisco, frutto di lavori saltuari come manovale, e alla luce del suo coinvolgimento in un’indagine per spaccio di droga, il pubblico ministero Davide Ercolani aveva disposto il sequestro conservativo dell’intera somma.

L’albanese era stato invece denunciato a piede libero con l’accusa di riciclaggio: era emerso tra l’altro che nel mettersi in viaggio verso Milano, aveva anche violato l’obbligo di dimora al quale era sottoposto in quei giorni. A tre mesi di distanza dal controllo, avvenuto a Rimini durante la sosta del convoglio Bari-Venezia, è arrivata la restituzione dei soldi. Il difensore dello straniero, avvocato Sonia Giulianelli, nell’interesse del cliente ha proposto e vinto il ricorso. Già il primo sequestro conservativo era stato rigettato dal giudice per le indagini preliminari, ma neppure quello probatorio ha retto davanti al Riesame.
Non solo non c’è la certezza che quei soldi derivino da attività criminali o illegali, ma neanche i presupposti sufficienti per applicare il provvedimento. La legge parla chiaro, nonostante il soggetto non lavori stabilmente e non percepisca redditi sufficienti a mantenersi e abbia precedenti per spaccio.

Le indagini successive al sequestro finora non hanno ancora portato ad accertare la provenienza della somma trasportata: nelle mani degli investigatori è rimasto il cellulare del viaggiatore e non si esclude qualche sviluppo. Nel frattempo il giovane manovale non potrà fare altro che ringraziare la giustizia italiana e godersi il suo tesoretto nella sua città di residenza, Matera, ammesso che il tribunale di sorveglianza lucano non gli abbia nel frattempo revocato anche l’obbligo di dimora.

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