Rimini, le negano di vedere i figli: sotto accusa dirigenti dei Servizi sociali

Rimini

Mamma scagionata dall’addebito di avere maltrattato i figli, ma a rischiare il processo adesso sono le due responsabili dei servizi sociali che per quelle accuse impedirono alla donna per più di tre anni di vedere i suoi bambini. Si erano convinte che gli incontri con l’adulta fossero disturbanti per i minori e che lei non fosse adeguata a occuparsi di loro. Il pm Davide Ercolani, archiviati perché insussistenti i sospetti sulla madre, ipotizza invece per loro il reato di “mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice”. Da affidatarie, in violazione della legge in materia, non avrebbero fornito sufficiente sostegno, né agevolato la ripresa dei rapporti familiari. Un ribaltamento che fa esultare su Facebook l’avvocato Salvatore Di Grazia che assiste la signora: «Non solo a Bibbiano, ma anche a Rimini c’è un pubblico ministero coraggioso». Un paragone che non piace all’avvocato difensore delle due dipendenti dell’Ausl «Bibbiano è tutta un’altra storia, le mie assistite hanno agito da pubblici ufficiali nella piena legalità». La materia è complessa e delicata, sfugge alle semplificazioni, ma qualche crepa nel lodevole sistema di protezione dell’infanzia emerge dall’inchiesta svolta dai carabinieri della sezione dei polizia giudiziaria della procura di Rimini.
Ad alimentare i dubbi del Servizio, per esempio, c’era stata la segnalazione da parte della pediatra. Un “macigno” che aveva rafforzato i convincimenti delle operatrici autorizzate a prendere decisioni anche drastiche nella gestione discrezionale di un primo decreto provvisorio emesso dal Tribunale dei minori di Bologna.
La dottoressa, infatti, aveva messo nero su bianco il racconto dei piccoli pazienti secondo i quali la madre li accompagnava di notte a incontrarsi con donne e uomini nudi, li costringeva a guardarli e voleva ballare con loro. Si è scoperto invece, quando era già troppo tardi, che li aveva semplicemente portati ad assistere all’esibizione pubblica a Rivazzurra di un gruppo brasiliano di samba. Circostanza che l’avvocato Di Grazia (che assiste la donna) ha potuto documentare grazie ai selfie-ricordo scattati quella sera assieme alle ballerine “Oba Oba”. Immagini che rappresentano un monito rispetto alle cantonate alle quali si può andare incontro quando già ci si è fatti un’idea su qualcuno. Sulla base della relazione dei Servizi sociali che definivano la donna incapace di riconoscere e gestire i propri limiti e di elaborare le difficoltà, il Tribunale dei minori ne ha sospeso la potestà genitoriale. In appello è stata disposta una nuova consulenza. Dopo aver ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini, probabile preludio a una richiesta di rinvio a giudizio, le indagate hanno spiegato le proprie ragioni nel corso di un interrogatorio chiarificatore. «Su cento denunce - fa notare l’avvocato Ventaloro - non più di un paio si trasformano in processi». Si vedrà. Nel frattempo la madre ha ripreso a vedere i suoi figli. «Gli incontri sono stati ripristinati appena la Procura si è mossa - osserva l’avvocato Di Grazia - Comunque si concluda la vicenda penale avvieremo un procedimento di responsabilità civile per i danni procurati ai minori: sarà il secondo atto di una triste commedia umana di cui s’intravvede il lieto fine. Non intendo chiamare in causa soltanto l’Ausl, ma anche il sindaco: a Rimini si delega per convenzione una materia sulla quale il Comune dovrebbe tenere la competenza».

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