Rimini. Moglie bastonata col mattarello, chiesti 14 anni

Rimini

Il colpo sferrato con il mattarello alla moglie all’altezza della testa, con lei rannicchiata in un angolo, avrebbe potuto ucciderla. Si abbatté con una violenza tale da spezzarle le braccia: la donna le aveva messe davanti per proteggere la testa. Il pubblico ministero Davide Ercolani non ha dubbi: «Si trattò di un tentato omicidio». L’accusa chiede la condanna a quattordici anni di reclusione per il cittadino albanese di 42 anni, autore dell’aggressione avvenuta il 21 ottobre 2019 all’interno dell’abitazione della coppia, un appartamento di Rimini. Il processo si svolge con rito abbreviato davanti al giudice Vinicio Cantarini e la sentenza è slittata alla prossima settimana. L’imputato (vengono omessi i dettagli che possano rendere anche indirettamente identificabile la parte offesa e i minori coinvolti della vicenda) si trova in carcere. In apertura di udienza ha ammesso di avere colpito la moglie e ha chiesto scusa alla donna, presente in aula assieme alla sorella (si è costituita parte civile ed è assistita dall’avvocato Fiorenzo Alessi).

Gli avvocati difensori Umberto De Gregorio e Massimiliano Orrù puntano alla derubricazione del reato di tentato omicidio in lesioni gravi, mentre respingono l’ulteriore accusa di maltrattamenti familiari. «Ha perso la testa, ma è stato un episodio occasionale». Secondo l’interpretazione dei difensori, il loro assistito non voleva uccidere la moglie, né farle davvero del male: avrebbe impugnato il mattarello per indurla a smettere di parlare al cellulare: voleva distruggere il telefonino. Lei stava parlando con un amico. La donna guarì dalle fratture dopo quaranta giorni, e non fu mai in pericolo di vita.

Il colpo sferrato con il mattarello all’altezza della testa, però, stando alle conclusioni del medico legale Pier Paolo Balli, senza le braccia della donna avrebbe potuto avere un esito letale. Il mattarello insanguinato, abbandonato sul tavolo e poi sequestrato dagli agenti della Squadra mobile di Rimini, era lungo un metro e aveva sei centimetri di diametro. Il pm Ercolani, per rendere più realistica la propria requisitoria, ne ha portato una “replica” in aula. Il giudice Cantarini ha, infine, ammesso la costituzione di parte civile dell’avvocato Elena Fabbri, per conto di “Gens Nova”, associazione nazionale a tutela delle donne vittime di violenza di genere.

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