Rimini. Minacce al latitante, distrutta l'auto della moglie

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Nuovi sviluppi nell’indagine sul pestaggio mortale di Antonino Di Dato, il camorrista massacrato di botte il 3 novembre all’hotel Emanuela di via Sanremo dove alloggiava, morto dopo 9 giorni di agonia al Bufalini di Cesena il 12 novembre. Il giorno seguente il tragico epilogo, la moglie di Ivan il “terribile”, questo il soprannome del latitante bosniaco indicato dai tre complici in cella Francesco Bruno Cacchiullo (difeso dall’avvocato Paola Benfenati), Costantino Lomonaco e il croato Ivan Dumbovic (difesi dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo) come il feroce capo della squadraccia punitiva, uscita di casa per fare delle normali commissioni, ha trovato la vettura della famiglia distrutta: vetri in frantumi, gomme tagliate, fanali rotti. Una semplice coincidenza o un inquietante messaggio di avvertimento degli amici della vittima legati al clan Romaniello in una storia dai contorni ancora tutti da chiarire, dove però si escludono collegamenti con la criminalità organizzata?

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