Rimini, migrante morto nel van e scaricato nel fosso

Rimini

RIMINI. «Non sono uno scafista, non conosco i miei accusatori: mi devono avere scambiato per qualcun altro, io sono stato una sola volta in Italia, ma parecchio tempo fa». Nega tutte le accuse il 33enne stalliere pachistano arrestato in Grecia il 30 ottobre per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, soppressione e occultamento di cadavere sulla base di un mandato d’arresto ed estradato in Italia agli inizi di dicembre. L’indagato non ha potuto fare a meno di riconoscere come suo sia il profilo Facebook - grazie al quale i testimoni ritengono di averlo “smascherato” - sia il numero di telefono attivo in Italia, nella zona tra San Clemente-Cattolica e San Giovanni in Marignano tra il 3 e il 25 agosto 2018 e a Bari il 26 agosto, periodo compatibile con la ricostruzione dell’accusa.

«Però prestavo la scheda a dei giovani che non hanno i soldi», ha provato a spiegare. Si tratta di elementi utili per il sostituto procuratore Paolo Gengarelli, titolare dell’inchiesta. Il magistrato riminese ha interrogato personalmente il pachistano all’interno del carcere riminese dei Casetti alla presenza dell’avvocato difensore Ninfa Renzini e di un interprete. L'uomo è stato individuato grazie all’indagine affidata ai carabinieri di Riccione e partita nel settembre 2018 dopo il ritrovamento di un cadavere in avanzato stato di decomposizione in un canale di raccolta delle acque piovane in località Montalbano del Comune di San Giovanni in Marignano. Lo sconosciuto, privo di telefono e documenti, fu indentificato in Maalik Hussain, 27enne pachistano.

Secondo la testimonianza dei familiari il giovane aveva lasciato in suo Paese d’origine per approdare dapprima in Grecia e poi in Italia, pagando cinquemila euro. L’indagato, sospettato di essere responsabile del traffico di esseri umani avviato tra la Grecia e l’Italia (nel mirino dell’inchiesta ci sono altri cinque viaggi), avrebbe “sistemato” il passeggero, stipato assieme ai cavalli nel van diretto in Italia, per poi sbarazzarsi del corpo dopo aver scoperto che non ce l’aveva fatta.

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