Rimini. Malore mentre muore il marito: Ausl le manda il conto

L’anniversario di un dolore incancellabile, la morte di un marito, di un padre rivissuto nelle poche righe anonime attraverso le quali Ausl Romagna ricorda che un “debito” si paga. La richiesta di saldare il ticket per un accesso in pronto soccorso a Rimini l’8 agosto 2016 non può sconvolgere un’esistenza già sconvolta da un lutto improvviso, avvenuto alla vigilia di una vacanza, può solo far riemergere i particolari di quella giornata in cui la vita di Pasquale Luppino si è spenta a 78 anni, all’improvviso, all’ospedale Infermi, provocando in Maria Teresa Ceracchi, la moglie 82enne, un malore così importante da convincere i medici del pronto soccorso a visitarla. Quella visita costa 25 euro, un “codice bianco”, e cinque anni dopo l’Ausl presenta il conto e Maria Teresa paga mentre il figlio, il giornalista Fabio Luppino, sull’Huffington Post ricorda quel giorno d’estate in cui sua madre ha assistito inerme alla morte del padre e si chiede: «Come può finire in codice bianco una persona che si sente male in ospedale avendo la notizia della morte del marito, in quello stesso momento? Come si può, freddamente, rubricare un evento del genere? Premesso che nessuno le ha chiesto di pagare il ticket in quel preciso momento (chiediamoci un po’ perché) a quasi cinque anni dall’accaduto, le arriva la richiesta del dovuto». «Scusandoci per quanto occorso, considerata la singolarità del caso, faremo in ogni caso i dovuti approfondimenti con il personale sanitario» risponde prontamente Ausl Romagna interpellata a proposito del caso, spiegando come la burocrazia è una macchina che, ovviamente, non guarda in faccia a nessuno: «L’elaborazione degli insoluti avviene in forma periodica in seguito ad estrazioni da parte del Sistema Informatico Aziendale il quale non può rilevare eventuali note o indicazioni del personale sanitario in merito agli avvenimenti che hanno portato l’utente ad accedere al pronto soccorso. L’estrazione rileva solamente (e questo anche per motivi di tutela della privacy) il campo “condizioni per l’esenzione” compilato, sull’apposito gestionale di reparto, dal medico di Pronto Soccorso, alla chiusura dell’episodio determinando così la valorizzazione o meno del ticket». Una risposta che sintetizza la procedura attraverso la quale vengono individuati gli “evasori” del ticket, contro i quali Ausl Romagna ha da tempo messo in atto una serie di strumenti anche per scongiurare quegli accessi facili al pronto soccorso che intasano la struttura soprattutto d’estate, soprattutto a Rimini. Non è il caso di Maria Teresa Ceracchi. Come ricorda il figlio Fabio Luppoli «l’8 agosto 2016 era partita da Roma con suo marito, Pasquale, per la meritata vacanza estiva, direzione Cattolica. Il marito aveva guidato, come sempre. Avevano fatto delle soste, faceva caldo. Più o meno verso l’ora di pranzo arrivano a Cattolica, ma quando mancavano trecento metri all’albergo Pasquale inizia a sentire dei dolori al collo e a sudare freddo. Non può continuare a guidare, si fermano ad un bar. Maria Teresa chiede aiuto, l’ambulanza arriva in pochi minuti. I medici all’ospedale di Rimini tentano di fare qualcosa, ma non c’è più tempo. Pasquale muore, nel giorno in cui doveva iniziare la sua vacanza: rottura dell’aorta addominale. Qualcuno si prende cura di comunicarlo alla moglie. Maria Teresa non si sente bene, ha un mancamento, richiede sostegno per riprendersi. Aveva sposato Pasquale il 20 aprile 1963 e la loro vita in comune finiva quel giorno, in poco più di mezz’ora». «Qualcuno – scrive Luppino riferendosi alla richiesta di pagamento del ticket – avrebbe potuto operare con un senso di umanità che invece è mancato».

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