Riccione. Lite per un sorpasso, pestato a sangue e sfregiato

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Un’auto lo sorpassa, una manovra azzardata, secondo l’automobilista riccionese che marcia sulla Perugia-Ancona all’altezza di Casacastalda, in provincia di Perugia. Gli fa le luci, come a segnalare un comportamento scorretto, potenzialmente rischioso. Le due auto si susseguono, il riccionese, in coda, scatta una foto alla Mini Cooper che lo precede. Qualche sguardo, qualche gesto, e poi la richiesta dell’uomo alla guida dell’auto in testa di accostare per chiarire. Il riccionese accetta, scende dall’auto, e si trova catapultato all’improvviso in un incubo a occhi aperti. Botte, calci su tutto il corpo e sfregi con la lama di un taglierino sulla guancia, sul collo e sulla spalla, tali da procurargli lesioni permanenti. Protagonista della disavventura consumatasi sulle strade perugine la scorsa primavera non è un riccionese qualunque. È l’avvocato Gianni Copioli, presidente della Federazione motociclistica italiana e numero due della Federmoto mondiale. Assistito dal legale riminese Paolo Righi, ieri si è costituito parte civile nel processo che l’11 maggio, con rito abbreviato, vedrà comparire alla sbarra del Tribunale di Perugia un cinquantenne eugubino accusato di lesioni gravi.

La vicenda

Un semplice diverbio, uno scambio di occhiate e magari di imprecazioni come accade spesso viaggiando sulle strade. Di certo, quando Copioli ha accettato l’invito a scendere dall’auto e “chiarire” la questione non immaginava che di lì a qualche istante sarebbe stato vittima di una brutale aggressione. «Il mio cliente desiderava solo fare presente all’automobilista che l’aveva superato che il suo comportamento alla guida era pericoloso. Gli aveva scattato una foto per segnalarlo alla Polstrada. Ma lui – spiega l’avvocato Righi – di parlare non ne aveva alcuna intenzione». Talmente violenti i colpi inferti, tra cui un taglio in pieno volto, che inizialmente, spiega ancora il legale, «si era ipotizzato anche il reato di tentato omicidio. Per fortuna, però, le ferite non erano così gravi da mettere il mio assistito in pericolo di vita». Tuttavia, il referto del pronto soccorso racconta di una prognosi comunque superiore ai 40 giorni, con due costole rotte, il polso fratturato e uno sfregio di sette centimetri alla guancia definito permanente. A venire in aiuto di Copioli, dopo il pestaggio lasciato inerte e insanguinato sulla strada, è stato un camionista, che oltre a offrirgli i primi soccorsi, ha anche chiamato i carabinieri. La targa e le foto hanno quindi incastrato il 51enne, che, comunque, ha tentato di incolpare Copioli, presentando querela, accusandolo di essere stato aggredito e aver agito per difendersi. Querela archiviata. L’imputato, difeso dall’avvocato Ubaldo Minelli, da parte sua nega di avere utilizzato una lama: il taglio sarebbe stato prodotto con la fibbia del giubbotto che indossava quel giorno. «Oggi – afferma il legale del presidente della Federazione motociclistica italiana – il mio cliente vuole solo dimenticare».

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