Decide di abbandonare la compagnia di bulli di cui fa parte perché non approva il comportamento tenuto soprattutto dal capo. Quest’ultimo, però, non la prende bene e per il “traditore” inizia un vero e proprio calvario, fatto di minacce e aggressioni fisiche. Sono le basi del processo che vede alla sbarra un 28enne riminese, difeso di fiducia dall’avvocato Luca Greco, accusato di percosse e minacce ai danni di un coetaneo.
La storia
È il 21 settembre del 2018 quando la vittima decide di andare alla Polizia. Lo fa dopo quasi tre settimane dall’ultimo faccia a faccia con insulti e schiaffi avuto con il capo. Al poliziotto che raccoglie la sua denuncia, come detto, racconta d’aver preso la decisione perché stufo di prendere ordini da uno che non usciva di casa senza aver in tasca un coltello a farfalla. Un arrogante, pronto ad attaccare briga con qualsiasi scusa che, si diceva ma non lo ha mai visto, aveva in tasca anche un tesserino falso proprio della Polizia. Stanco di queste situazioni ha così deciso di darci un taglio. Ed alla prima occasione lo ha comunicato alla banda di cui facevano parte altre due persone.
La reazione
«Lui è il capo e non gli si può mancare di rispetto», il loro commento a caldo. Quel rispetto che l’imputato gli avrebbe ricordato durante l’ennesima discussione sul suo abbandono puntandogli il famoso coltello a farfalla al petto. Aveva già chiuso i rapporti con loro e stava passeggiando a San Giuliano durante la Festa del Borgo quando lo ha incontrato. All’invito di non infastidirlo prima lo ha spintonato e poi, all’accenno di reazione, lo aveva schiaffeggiato e colpito al braccio sinistro con un manganello allungabile che aveva in tasca, arma usata sempre per incutere timore a chi si parava sulla sua strada ed aveva qualcosa da ridire. Quel giorno in suo aiuto erano intervenuti i nuovi amici che avevano assistito alla scena. Uno di loro poco dopo aveva ricevuto un paio di messaggi di minacce dell’ex capo. Diciannove giorni dopo, stanco di guardarsi alle spalle, lo ha denunciato. Per il bullo non è l’unico guaio: in una perquisizione a Firenze gli è stato sequestrato il falso tesserino da poliziotto e il coltello. Quando è stato interrogato ha negato d’averlo bullizzato, perseguitato, ammettendo d’aver avuto solo delle discussioni.