Rimini. La primaria del pronto soccorso: doveroso riaprire

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Dottoressa Tiziana Perin, primaria del pronto soccorso di Rimini, ci stiamo affacciando alle riaperture: in che situazione lo facciamo?

«Negli ospedali la situazione è sotto controllo e in miglioramento da 15 giorni. Stiamo riorganizzando l’ospedale, con diversi reparti che erano stati convertiti a reparti Covid che sono già rientrati alla normalità. Anche al pronto soccorso gli accessi Covid sono pochi, salvo una punta più alta nella giornata di martedì».

Tra i sanitari il tema delle riaperture fa molto discutere. Per qualcuno è ancora troppo presto. Lei cosa ne pensa?

«È normale che la riapertura sia motivo di grande dibattito, ma io credo sia quasi doverosa per la situazione economica in cui ci troviamo. È ovviamente importante considerare l’aspetto sanitario, ma bisogna guardare anche al resto: qui rischiamo di finire a gambe all’aria. Si può dare un messaggio di speranza e positività».

Non si rischia un effetto rimbalzo nei numeri dei contagi, com’è avvenuto con la zona gialla di febbraio?

«Difficile fare previsioni, ma ci sono delle differenze che ci danno una prospettiva di miglioramento. Ci avviciniamo alla buona stagione e non saremo tutti chiusi in casa, ma potremo stare all’aperto o con le finestre aperte. Importantissime le vaccinazioni. Grazie al lavoro straordinario di questi mesi tante persone sono state vaccinate, in particolare le più fragili. A Rimini più dell’85% delle persone over 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Sono stati vaccinati gli ospiti e gli operatori delle Cra. Sono piccoli e grandi tasselli che ci aiutano e in cui dobbiamo avere fiducia».

Qualcuno nutre dubbi sulle aperture anche delle scuole, che coinvolgono tantissimi bambini e ragazzi e le loro famiglie.

«Tutte le scuole dovrebbero essere aperte, perché i ragazzi rischiano di perdere non solo formazione, ma anche socialità, che per bambini e adolescenti è molto importante. Per questo vanno educati, i piccoli ma soprattutto i ragazzi più grandi, al mantenimento delle distanze e al rispetto delle regole».

Siamo ancora lontani dalla normalità?

«Sicuramente non possiamo abbracciarci come prima. Per quello ci vorrà ancora molto tempo. Dobbiamo continuare a indossare le mascherine, a sanificare le mani e a mantenere il distanziamento. Un comportamento più controllato in passato forse avrebbe portato ad una situazione migliore».

Come affronteremo le nuove sfide legate al virus?

«Riadattando gli strumenti che abbiamo acquisito in quest’anno. L’alta contagiosità della variante inglese ci ha azzoppato tra febbraio e marzo, ma siamo riusciti a riorganizzare più in fretta la struttura ospedaliera, che nella prima ondata era stata rivista con una certa difficoltà. Le nuove sfide le affronteremo con la collaborazione di tutti, facendo squadra, supportandoci e sopportandoci».

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