Rimini, la Papa Giovanni in aiuto per trovare una nuova moschea

Sollecitata ad individuare uno spazio dove insediare la nuova moschea, la comunità Papa Giovanni XXIII non si è tirata indietro e ha assicurato collaborazione. «Abbiamo le antenne dritte. E non appena sapremo qualcosa lo comunicheremo alla comunità musulmana». Antonio De Filippis, responsabile dei rapporti col mondo islamico, conferma l’interessamento della comunità ad individuare un locale per permettere ai tanti musulmani di Borgo Marina di poter continuare a testimoniare la propria fede. «Il nostro aiuto non lo facciamo mai mancare. Là dove possibile».

De Filippis, lei gestisce una casa famiglia a Borgo Marina: com’è la situazione nel quartiere?

«E’ un quartiere dove la presenza straniera è molto alta rispetto a quella locale. E dove non si è raggiunto un buon livello d’integrazione. Diciamo che la politica del passato non è stata così lungimirante. Non voglio usare il termine “ghetto”, ma sull’esempio di quartieri difficili di grandi città come Torino o Milano, vedi stazione, si sarebbe potuto gestire diversamente l’inserimento».

Cos’è che non ha funzionato?

«Troppi gli stranieri di diverse etnie concentrati in un’unica comunità. E quasi inesistenti sono state le iniziative mirate, in un secondo momento, ad avvicinare i residenti riminesi coi nuovi arrivati. Scontato il risultato, è cioè un distacco quasi incolmabile, non solo culturale, ma anche di usi e costumi, tra le due anime del quartiere».

Com’è la comunità islamica riminese?

«Tranquilla. Qui non abbiamo a che fare con un islam politicizzato o ideologico, come accade in altre città europee. Ma con una religione vissuta prettamente come scelta di fede, come quella cristiana, del resto. E questo è molto positivo per la crescita personale dell’individuo. In particolare in un quartiere complicato come Borgo Marina».

La moschea di corso Giovanni XXIII è l’unica presente a Rimini?

«No. Ce ne sono altre due: quella in fondo a via Emilia, che fa capo alla comunità marocchina, e quella di via Portogallo, che fa capo alla comunità macedone. Però quella di Borgo Marina, che fa capo alla comunità bengalese, è senza dubbio storica. Auspico, quindi, che si possa trovare una soluzione che accontenti tutti, residenti e fedeli».

De Filippis, Borgo Marina è visto come un quartiere poco sicuro e dove lo spaccio di droga è diffuso.

«Diciamo che in passato era così. Negli ultimi anni, invece, soprattutto a Borgo marina centro, il fenomeno mi sembra si sia ridimensionato, anche per una più intensa azione di controllo da parte della polizia. Diversa la situazione nell’ultimo tratto di via Gambalunga».

Perché com’è la situazione lì?

«Lo spaccio di droga è molto diffuso e non mancano nemmeno risse e, purtroppo, accoltellamenti. Sarebbe, quindi, opportuno intensificare anche qui la presenza di agenti in divisa e installare telecamere».

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