Rimini. "La aiutiamo noi" ma le rubano 4.500 euro dal libretto

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«Signora, ci dia questo codice, poi grazie alle nostre istruzioni riuscirà a recuperare quello mancante». Inizia così la telefonata dei sedicenti operatori delle poste, che con fare gentile invitano gli utenti a fornire dati e informazioni per risolvere problemi informatici. In realtà, come avverte Adiconsum Romagna, associazione a tutela dei consumatori promossa dalla Cisl, l’intenzione non è certamente quella di aiutare chi si sta arrabattando per fare operazioni con la Poste pay o magari semplici acquisti online. Come successo a una signora 64enne riminese (che preferisce mantenere anonima la sua identità), «vogliono solo fregarti soldi, e io - ammette- ci sono cascata. Ero tranquilla: sapevo che nella Poste pay avevo solo 100 euro. Invece loro mi hanno svuotato il libretto postale, dove di euro ce n’erano 4.500».

La truffa

«Avevo passato un paio d’ore al pc cercando senza riuscirci di fare un pagamento online. Ho provato più volte a mettermi in contatto con l’assistenza di Poste pay, ma non mi ha risposto nessuno. Il giorno dopo però - racconta la riminese - ricevo un messaggio che sembrava provenire da Poste Italiane contenente un link. Ero titubante, poi su suggerimento di una collega ho cliccato». Un click in seguito al quale, tempo neanche mezz’ora, la 64enne ha ricevuto una telefonata da un gentilissimo operatore di Poste italiane che ha insistito affinché andassi al Postamat. «Perché altrimenti non le posso dare i codici” diceva». Dopo un po’ di insistenza la signora accondiscende alle richieste, ma mancava un codice. Gli “operatori” di Poste le danno tempo per cercarlo e alle 18 la richiamano. La tengono al telefono per tutto il tempo necessario a raggiungere il Postamat e lì, nel corso di una conversazione di circa una ventina di minuti, la istruiscono sulle operazioni da compiere. «“Ora cancelli tutte le app, che domani le arrivano tutti i codici nuovi” - mi dicevano-. Io ero tranquilla, finché un’amica a cui avevo raccontato cos’era successo mi fa notare che sicuramente era una truffa ed ero stata derubata». Il giorno dopo, infatti, l’amara sorpresa: il libretto era stato svuotato e ogni tentativo di annullare le operazioni con Poste italiane è andato in fumo. «“Signora, le operazioni le ha fatte lei, i codici li ha inseriti lei”, mi dicevano». La donna è andata a denunciare tutto alla polizia postale, forte dei messaggi e delle telefonate registrate. La svolta, però è arrivata quando si è rivolta ad Adiconsum. «Un altro sindacato non è stato in grado di fare niente, tramite loro, invece, ho recuperato 4.350 euro da Poste italiane. Posso solo dire grazie, ed è merito specialmente di Stefania Battistini. Mi ero sentita malissimo: mi consolava solo il pensiero che una malattia sarebbe stata peggio».

Il ricorso

Un modo per rimediare, infatti, c’è. «Come Adiconsum - afferma il presidente Fulvio Biondi - abbiamo presentato, tra gli altri, due ricorsi all’Arbitro bancario e finanziario, recuperando 6.450 euro a favore di due nostri associati. Purtroppo sono ancora tante le persone che hanno difficoltà con gli strumenti informatici, ciò accresce molto le frodi».

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