Rimini, l'incubo di Piazzale Battisti: "Ubriachi, risse e malviventi, tutte le notti è così"

Riqualificazione, illuminazione e decoro sono strumenti non solo di “abbellimento”, ma anche di implementazione della percezione di sicurezza o della cosiddetta sicurezza sociale. Da soli però non bastano, o meglio non possono cambiare le cose dall’oggi al domani.
Il caso emblematico è quello della stazione ferroviaria e di Piazzale Battisti, che hanno mutato completamente pelle ma da cui continuano a pervenire appelli accorati in tema di degrado. L’ultimo in ordine di tempo lo ha raccolto il consigliere Mario Erbetta (Rinascita civica) facendo proprio un video girato da un taxista sull’ultima notte “caliente” che si era trovato ad affrontare.

“Tutte le notti”

A farsi portavoce della problematica è il vice presidente della relativa Cooperativa, Stefano Cevoli. «A dire la verità - racconta - sui social di video ne metto quasi quotidianamente perché a determinati orari capita ogni notte la medesima situazione. C’è una donna di colore che vivacchia qui e crea problemi sempre più seri: spacca le bottiglie a terra, urla alle donne di passaggio con cui sembra ce l’abbia, tira le medesime bottiglie contro di noi e gli operatori ecologici. Noi diamo un servizio pubblico e vorremmo un po’ di sicurezza, specie la notte: già con il Covid si lavora poco e quel poco andrebbe fatto quantomeno in tranquillità».
Più che segnalare la cosa non si può fare, aggiunge. «L’ultima volta, mentre filmavo è arrivato anche un uomo appena borseggiato del portafoglio. Serve un maggior presidio e le cose andrebbero risolte da subito: abbiamo fatto anche degli esposti e chiediamo aiuto, non è possibile non si possa fare niente per questa persona perché non ha il passaporto. Ora siamo anche un po’ più esterni, ci hanno allontanato dall’uscita con maggiori difficoltà con gli utenti portatori di handicap che devono percorrere decine di metri e manca anche una pensilina, ma il punto vero è che la stazione è bella ma va presidiata di più».

“Me ne vado”


L’esperienza al suo interno del titolare del Bookstore Mondadori è invece oramai a termine e Riccardo Vitali se ne rammarica oltre che da un punto di vista lavorativo anche proprio in ottica sicurezza. «Una premessa è d’obbligo, i lavori non possono togliere le persone: in tutte le stazioni ci sono contesti umani un po’ borderline che si mescolano all’afflusso di passeggeri e turisti, oggi che manca questo afflusso il problema è per forza più sotto gli occhi di tutti. Dopo di che è indubbio che non passi giorno senza vetri in terra e persone problematiche che andrebbero seguite di più che vi gravitano. Già il fatto che facendo un biglietto alla biglietteria automatica come prima cosa si sente il messaggio “attenzione ai borseggiatori” non è certo il miglior biglietto da visita» spiega, evidenziando: «Purtroppo oggi come oggi il nostro problema più grande è il lavoro: una libreria in una stazione vive di passaggio e ora non ce n’è. È infine un peccato il fatto che dovremo lasciare questa zona perché ci saranno dei lavori di sottopasso: una libreria è infatti anche un presidio di sicurezza, capita più volte che ragazze entrino specie la sera per sentirsi più tranquille e a fine anno quando chiuderemo definitivamente i battenti non ci sarà più questa possibilità».

Il Comune


Tutti temi che l’assessore alla sicurezza Jamil Sadegholvaad conosce a menadito e che non si era certo illuso potessero risolversi in un amen: «I lavori di riqualificazione non possono far scomparire dall’oggi al domani alcune situazioni di disagio sociale. La convinzione è che attraverso certi interventi si possa aumentare la percezione di sicurezza urbana e si è ritenuto di riqualificare e illuminare tutta la zona anche per questo, poi è indubbio che tutto vada accompagnato da altre azioni e dal presidio. Il caso specifico “denunciato” in questi giorni non è però una questione di mero ordine pubblico, ma riguarda una donna che gravita in zona e pare avere problemi psichici: cercheremo quindi di investire ancor più i servizi sociali e di affrontare questa situazione di disagio in maniera articolata e complessiva».

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