Rimini, l'idea del Comune: isole galleggianti per produrre energia

Da un lato le bollette astronomiche di luce e gas che stanno arrivando nelle case dei riminesi con rincari spaventosi che mettono in ginocchio famiglie e imprese. Dall’altro, il governo e gli enti pubblici che annunciano iniziative per calmierare gli esborsi dei cittadini con stanziamenti straordinari “una tantum” e bonus vari. Nel mezzo i mille proclami su energie alternative e transizione energetica ed ecologica tanto affascinanti quanto troppo spesso e volentieri rimasti sulla carta. Con progetti rigettati, iniziative messe in stand by e la macchina della burocrazia che rende infinite, quando non utopistiche, certe svolte green in grado di promuovere davvero strade alternative, meno onerose o quantomeno in grado di tamponare certi costi. Un tema particolarmente a cuore ad Anna Montini, già assessora all’ambiente della seconda giunta di Andrea Gnassi e riconfermata da Jamil Sadegholvaad con deleghe alla transizione ecologica (ambiente, sviluppo sostenibile, pianificazione e cura del verde pubblico), blu Economy e statistica.

Assessora Montini, si riuscirà a imboccare veramente le strade innovative in fatto di energia?

«È chiaro che al punto in cui ci si trova non si può più prescindere dalla transizione energetica e dal percorrere la via delle energie rinnovabili: del fotovoltaico o dell’eolico a seconda dei casi, le principali forme di produzione che evitano le emissioni di gas clima-alteranti compatibili con il nostro territorio. Zona che non può invece ambire all’idroelettrico, più idoneo alle regioni alpine. È un tema su cui la nostra amministrazione è molto attenta e dinamica, visti i diversi interventi messi in essere in questi anni».

Qualche esempio, così da scendere nel concreto?

«È stato fatto un grande lavoro sul patrimonio pubblico, trasformando le scuole in cui sono stati fatti dei lavori con progetti che le hanno rese strutture N-Zeb: sono già cinque i plessi “Nearly Zero Energy Building”, ovvero edifici a elevata efficienza energetica il cui funzionamento richiede una quantità di energia davvero minima. Dove non è stato possibile, grazie a opere mirate di efficientamento altri edifici sono stati portati in classe A. Nel nostro patrimonio abbiamo poi due impianti fotovoltaici importanti, tali da essere considerati officine elettriche: uno al Football Village con capacità produttiva di 600 kilowatt e il secondo sopra la scuola del Villaggio Primo Maggio da 100 kilowatt».

Anche i privati stanno cercando di andare sempre più nella medesima direzione.

«Per fortuna sì, tanto che nell’ambito del Piano energetico regionale sarebbe bene a mio parere ragionare anche su Piani energetici provinciali: tanti cittadini e tante aziende hanno costruito infatti impianti fotovoltaici sul tetto anche grazie al fatto che è diventato più conveniente l’acquisto di accumulatori e questo rende vantaggioso installarne anche su unità immobiliari e non solo sui condomini. Basta guardare le ultime foto aeree di Rimini e confrontarle con quelle di un decennio fa per vedere quanti ce ne sono».

In premessa parlava oltre che di fotovoltaico anche di eolico, ma il progetto del Parco eolico marino non ha certo scaldato gli entusiasmi.

«Quello presentato era un progetto un po’ vecchio come impostazione e troppo sotto costa, con un impatto elevatissimo sia sul paesaggio sia in termini di delimitazione degli spazi di pesca e per averne conferma basta guardare a cosa sta accadendo in Gran Bretagna, il Paese al mondo con più turbine offshore al mondo: bene, nel tempo si è passati da pale a 5-6 miglia dalla costa come quelle che ci venivano proposte qui a Rimini a pale a oltre 15-20 miglia. Il nostro non è un no a un parco eolico, ma a quello: un progetto che lo prevede a una distanza maggiore eliminerebbe il doppio impatto negativo, contribuirebbe a ridurrebbe le emissioni di gas serra e sarebbe preso in considerazione da questa amministrazione. L’ideale sarebbe a oltre 12 miglia dalla costa, in acque in cui non si pesca, ma già a 9-10 andrebbe bene. I due campi offshore prospettati al largo di Ravenna vanno in questa direzione, sono più moderni e meno impattanti. Sempre in mare potrebbe poi esserci un’altra soluzione».

Quale?

«Nel mondo ci sono diversi esempi di impianti galleggianti con tecnologia fotovoltaica, una tecnica oramai non più “prototipo” ma consolidata e da prendere in considerazione viste le nostre latitudini: ovviamente studiando bene tutti i sistemi di ancoraggio e analizzandoli a tutela e a salvaguardia dell’ambiente marino, perché l’eolico galleggiante ad esempio è peggiore di quello marino da questo punto di vista».

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