Rimini, l'appello: maniaco sul bus, chi ha subito molestie denunci

Rimini

Sull’autobus non va volentieri, ma da oggi ha una ragione in più. La studentessa, non ancora sedicenne, ha infatti saputo durante la pausa dalle lezioni in presenza che la sua denuncia è stata archiviata dalla procura. Secondo il suo racconto, uno sconosciuto l’aveva molestata all’interno dell’automezzo, affollato all’inverosimile come poteva accadere solo prima della pandemia. Era successo proprio durante il tragitto tra la scuola e la casa. Ci è rimasta così male che ha chiesto ai suoi genitori di fare qualcosa e loro l’hanno accontentata. Lanciano un appello per cercare di riaprire il caso. «Se ad altre ragazzine è capitata la stessa cosa, si facciano avanti, così da ridare forza all’accusa e mettere in condizioni di nuocere quello che noi crediamo essere un maniaco». Dopo essersi consultati con l’avvocato Katia Cappelli, hanno rinunciato a fare opposizione all’archiviazione: non c’erano appigli legali. «Nuove prove potrebbero ancora venire alla luce: la linea sulla quale è avvenuto il fatto collega Riccione con una località della Valconca, la nostra impressione è che non si sia trattato di un fatto isolato». Non è che l’adolescente non sia stata creduta, ma la denuncia non è stata immediata e, in assenza di testimoni, per il magistrato gli indizi raccolti non erano sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. Il presunto autore dello squallido gesto, una insistita “mano morta” sulle natiche della minore, è caduto dalle nuvole al momento dell’identificazione. È incensurato e ha negato tutto senza che nessun testimone abbia potuto smentirlo. Singolari anche le modalità della molestia: il responsabile “non aveva esercitato pressione, né un palpeggiamento”. Il gesto però aveva turbato la ragazzina al punto da lasciarla impietrita. Non era riuscita a reagire, non aveva detto niente in quel momento, ma si era sfogata a casa un mese dopo, in lacrime, quando le capitò di incontrare di nuovo la stessa persona alla fermata dell’autobus della scuola. Temette che fosse ancora lì per lei. Si spaventò e con la madre andò in caserma fornendo le prime indicazioni ai carabinieri. La sua voce isolata non è stata sufficiente, se ce ne sono delle altre è il momento di farsi sentire.

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