Rimini. L'alta cucina di Valentina Amati a costi accessibili

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Prendete un po’ di gusto. Aggiungeteci un tocco di passione. Senza dimenticare un pizzico di emozioni e condivisione. Ora mescolate il tutto e potrete portare in tavola la cucina di Valentina Amati. Una cucina che punta al benessere, fatta di stagionalità e tecniche particolari per esaltare tutto il sapore e gli odori del cibo. Riminese, 45 anni, Valentina è una delle chef in rampa di lancio della cucina italiana. E da qualche tempo, con la sua startup Spice29, collabora con Orapesce, altra startup riminese, formando un tandem… squisito. Nipote di cuoche e sfogline professioniste, la sua strada sembrava già tracciata.

Invece…

«Invece come capita spesso quando tutti ti dicono quello che devi fare, vivi un momento di ribellione. Ho detto no a pentole e tegami e mi sono buttata nel canto. Prima come solista pop, poi nella lirica. Ma nel 2004 è arrivata la chiamata».

In che senso, scusi?

«Quando nelle vene scorre la passione per la cucina, prima o poi affiora, anche se fai di tutto per ricacciarla giù. Nel 2004 ho preso coscienza del fatto che stare tra i fornelli mi piaceva e lo facevo per me e non perché altri me lo suggerivano. Da quel momento è cambiato tutto: mi sono lasciata andare e ho iniziato il mio percorso».

Che l’ha portata a lavorare in America...

«Diciamo che quando faccio le cose mi piace farle per bene. Così mi sono iscritta al Culinary Institute of America, una delle scuole migliori al mondo dove mi sono diplomata come Executive Chef. Da lì ho iniziato a viaggiare e mi sono fatta contaminare da numerose cucine internazionali. Ho lavorato con il gruppo Maccioni presso Le Cirque di New York avendo la fortuna di stare gomito a gomito con i più grandi chef stellati di oltreoceano diventando la prima donna chef di tutto il gruppo. Da lì mi sono spostata in India dove ho diretto Le Cirque Signature presso la famosa catena Leela di Bombay dove abbiamo vinto per due anni consecutivi il titolo di miglior ristorante in Asia».

Poi il richiamo dell’Italia.

«Sono tornata a casa e ho deciso di fondare insieme a mio marito la startup Spice29. Questo grazie anche a un grande amico, oltre che a una grande persona, come Nicola Zattoni che purtroppo è venuto a mancare a soli 37 anni a causa della Sla. Mi ha insegnato a credere in me stessa e a non aver paura delle novità. E’ stato lui a convincermi a dire sì al progetto “Insieme” con gli amici di Orapesce. Buttati mi diceva sempre: buttati e vivi la vita».

A proposito, l’incontro con la startup riminese creata da Giacomo Bedetti come è avvenuto?

«Tutto è nato grazie a un amico in comune: Matteo Morolli. Un giorno mi ha parlato di questo progetto e mi ha lasciato i contatti di Giacomo. Quando ci siamo parlati per la prima volta ho subito capito che ha i miei stessi obiettivi, la mia stessa filosofia e soprattutto il mio stesso modo di lavorare. E così è partita questa avventura che ci sta riempiendo di soddisfazioni. L’ultima è la chiamata dagli organizzatori della Mostra del Tartufo di Sant’Angelo in Vado che ci hanno dato l’onere e l’onore di coordinare il ristorante principale della manifestazione. Ma anche i nostri sughi in vasocottura stanno riscuotendo un ottimo successo».

Progetti futuri?

«Attualmente ho un ristorante all’interno dell’Hotel DuoMo, a Rimini, ma il mio sogno è quello di aprire nuove sedi di Spice29 in giro per il mondo: dall’India all’Inghilterra. Vorrei sdoganare la gastrobudget, ossia l’alta cucina a costi accessibili».


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