Rimini. "Io docente no vax costretta a non fare nulla a scuola"

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Rientro a scuola con 36 ore di “altra mansione”, i docenti no vax salgono sulle barricate. «Questa è una discriminazione», commenta lapidaria Lidia (nome di fantasia), insegnante di Rimini che ieri ha rimesso piede a scuola, dopo due mesi di sospensione senza stipendio. Una data, quella del 1° aprile, che sa di beffa, anche se la goccia che fa traboccare il vaso, commenta, è ritrovarsi demansionata. «Ormai mi chiedo se l’insegnamento sia più una vocazione o una condanna – prosegue –. La certezza è che c’è un limite alla pazienza, ma soprattutto a quello che per dignità e contratto si può sopportare. Oggi (ieri, ndr) sono rimasta con le mani in mano, ciondolando tra segreteria e sala insegnanti». Il peggio è che, non la manda a dire, «in attesa di indicazioni precise, questo scenario si ripeterà dalle 8 alle 14 per 36 ore settimanali anziché 18, ricalcando il monte orario dei collaboratori scolastici». Così a Lidia e ai colleghi non vaccinati, costretti a firmare ad inizio e fine turno, «sembra di vivere in un horror di serie “B”». con un copione immutato sino al 15 giugno o alla decisioni di cambiare rotta, vaccinandosi. Il vero supplizio di Tantalo, rimarca, «è non poter varcare la soglia dell’aula, né tantomeno fare il mestiere che amiamo e per cui abbiamo sudato una vita».

Il caso e la legge

In merito nota che il loro caso non coincide con la condizione di inidoneità «che per legge va rilevata da una commissione medica, mentre lo stato di salute rispetto al virus sarà certificato dall’effettuazione di tampone ogni due giorni, come previsto per il rilascio del green pass base». Quanto all’impiego in altri compiti, Lidia chiarisce che la «richiesta deve partire da un’esplicita richiesta del personale inidoneo, mentre per chi non presenta la domanda, viene disposta la permanenza in malattia». Il che, incalza, porterà ad un paradosso: «Ritrovarsi con insegnanti che non optando per l’utilizzo, saranno collocati in malattia, seppur in assenza di certificato medico». Di seguito snocciola altre incongruità: «Spenderò circa 60 euro a settimana per i tamponi, ma anche se negativa non potrò stare a contatto con gli studenti». E affonda il dito nella piaga: «I docenti con abilitazioni, titoli e master sono spesso sostituiti da persone che non possiedono neppure i requisiti base, visto che già due mesi fa le graduatorie da cui si è pescato erano esaurite. Eppure l’incoerenza del sistema – punta il dito - vuole che siamo noi a far fotocopie o progetti che ad aprile avranno valore pressoché nullo». E tuona: «I no vax bollati come untori si sottopongono a tampone, ma chi pensa alla loro salute?». Al netto delle polemiche, si rammarica infine «che paghino un sostituto, mentre noi vaghiamo come spettri nello stesso edificio». Una realtà che, nota, rischia di moltiplicarsi come in un gioco di specchi. Perché molti no vax che si sono ammalati di Covid stanno lavorando, ma a 4 mesi dalla guarigione, «saranno destinati alla nostra stessa, nebulosa fine che - allarga le braccia - sa tanto di Inferno dantesco».

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