Rimini, insetti e capelli nelle buste dell’insalata: chiesti 4 anni per la sindacalista operaia

Una condanna e 23 assoluzioni. Sono quelle chieste ieri mattina dal pubblico ministero Annadomenica Gallucci nel processo che vede sul banco degli imputati ventiquattro lavoratrici di una cooperativa, accusate di aver sabotato l’azienda per cui lavoravano, arricchendo le buste di insalata destinate agli scaffali dei supermercati, con ciocche di capelli, piccoli insetti vivi e morti, pezzi di plastica e di ferro, schegge di legno; e riciclando a mano parte delle verdure scartate dalle macchine di controllo. Non solo. Secondo l’accusa le lavoratrici rivoltose si sarebbero portate a casa, nascondendoli in tasca, ben 2.360 chilogrammi di porri. Per l’unica imputata ritenuta colpevole, una sindacalista difesa di fiducia dagli avvocati Gilberto Gianni e Massimiliano Cornacchia, la Procura ha chiesto la condanna a 4 anni. I reati di cui è accusata: adulterazione di cibi, furto e turbativa dell’esercizio dell’industria e del commercio.

Le condotte contestate sono state ricostruite dal marzo 2015 al 9 dicembre del 2016. Gli investigatori documentarono nell’ultimo periodo, grazie alle telecamere installate all’insaputa delle indagate, una sessantina di episodi. Le immagini immortalarono alcune dipendenti che gettavano corpi estranei di ogni genere, sempre di piccole dimensioni, nei macchinari per il taglio e il lavaggio delle verdure oppure mentre prelevavano a mano gli scarti “eliminati” dal selettore ottico e dal metal detector per collocarli tra i prodotti idonei alla distribuzione, vanificando i sofisticati meccanismi di controllo.

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